Il primo lungometraggio da regista di Greta Scarano, che arriva dopo il premiato corto Feliz Navidad, ha un titolo giusto, preciso: La vita da grandi mette a fuoco lo spirito (l’avventura della crescita che trascende l’anagrafe), inquadra il tema sociale senza diventarne ostaggio (il “dopo di noi”, angoscia massima dei genitori di persone con una qualche disabilità), suggerisce un côté malinconico nel mettere in campo il senso del tempo che passa.

Ma è nel titolo di lavorazione che intravediamo un respiro più lungo, uno sguardo che dal personale si riverbera nel collettivo: Adriatica apre lo spiraglio su un paesaggio che esplode nel ricordo ghirriano, su quel microcosmo che galleggia tra la noia dell’inverno marittimo e l’attesa della bella stagione, sul sentimento di chi coltiva la nostalgia del futuro.

Yuri Tuci e Matilda De Angelis in La vita da grandi
Yuri Tuci e Matilda De Angelis in La vita da grandi

Yuri Tuci e Matilda De Angelis in La vita da grandi

(Francesca Fago)

Uno spazio poco esplorato dal nostro cinema, forse per timore di non essere all’altezza della mitologia vitelloniana (c’è qui un piccolo e affettuoso riverbero nel gruppetto di amici un po’ outsider), e che qui trova cittadinanza a partire dallo scarto subito espresso tra metropoli e provincia, tra una Roma fatta di case da acquistare in quartieri periferici e una Rimini piena di villette disordinate e biciclette a portata di mano.

A garantirne la credibilità c’è Matilda De Angelis, bolognese sì ma capace di incarnare il carattere complessivo di un territorio, e che nella sua presenza sempre magnetica – e qui perfino buffa quando si concede la possibilità di essere difettosa: Ci vuole orecchio di Enzo Jannacci è, non a caso, la canzone-simbolo del film – porta in dote il souvenir di un funk con Elisa. “Quanta confusione sulla litoranea/ Sembra un film di cui so già la trama” cantavano in quel brano estivo, un passaggio che sembra ben attagliarsi a La vita da grandi. Che s’impegna continuamente a emanciparsi da uno standard estetico (la “politica dello Studio” di Groenlandia, qui nei pressi di Settembre), senza la smania di imporsi, anzi mettendosi al servizio della storia (all’origine della sceneggiatura di Sofia Assirelli, Tieta Madia e Scarano c’è la storia vera dei fratelli Margherita e Damiano Tercon) e accanto ai personaggi e alle loro piccole battaglie.

De Angelis interpreta Irene, che vive a Roma dove ha un compagno fedele, un buon lavoro e il desiderio di comprare casa, costretta a tornare a Rimini quando sua madre deve affrontare un problema di salute. Il compito è arduo: prendersi cura del fratello maggiore autistico, il quarantenne Omar (bravo Yuri Tuci, esordiente sul grande schermo), che non ha alcuna intenzione di vivere con la sorella quando i loro genitori non ci saranno più, sogna una famiglia tutta per sé e una carriera nel rap.

Maria Amelia Monti, Yuri Tuci e Matilda De Angelis in La vita da grandi
Maria Amelia Monti, Yuri Tuci e Matilda De Angelis in La vita da grandi

Maria Amelia Monti, Yuri Tuci e Matilda De Angelis in La vita da grandi

(Francesca Fago)

Lo spaesamento della ragazza è palpabile (ma la riscoperta del “sogno” sommerso è un bell’approdo), le traiettorie rocambolesche si accumulano, l’ansia di scoprirsi adulti senza essere davvero cresciuti. Niente ricatti emotivi nella regia di Scarano, dove emergono empatia e attenzione, un’attitudine naturale alla tenerezza, la capacità di non perdere di vista l’umorismo, un simpatico gusto del bozzetto familiare (con alcune facce non banali come Maria Amelia Monti, Paolo Hendel, Adriano Pantaleo, Ariella Reggio, Gloria Coco).