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"Siamo due vecchi rincoglioniti” si sfoga Bruno, professore in pensione, con l’amico (ritrovato) di università Marcello. Prima però c’è stata tutta un’esistenza alterna di gioie e rimpianti. Una moglie morta e un figlio precario per l’insegnante; un amore finito per Marcello e il figlio del suo amato assunto nel negozio di antiquariato del centro di Roma.
I due attempati signori si ritrovano per caso. Anzi per necessità di Bruno (Nello Mascia), costretto a vendere libri, divano amatissimo e mobili per far spazio al nipotino che verrà. L'azzimato Marcello (Antonello Fassari) li acquista, li porta in negozio, infine li sposta nel suo grazioso casolare in campagna. Al cinismo del denaro, però, preferisce la liberalità, la relazione, l’amicizia: riallestisce in campagna la camera dell’appartamento di città dell’amico che, colpito dal gesto, vagheggia una vecchiaia tra l’orto e le colline, lontano dal figlio.
È La tartaruga di Fabrizio Nardocci passata in concorso al Bif&st 2024 prima dell’approdo in sala. Commedia gentile innestata su malinconie, slanci ricompositivi e dignità della terza età, tutta affidata al tandem Fassari-Mascia, appare bolsa e eccessivamente ammalinconita, con poco slancio, una assai debole vis comica e radi momenti di grazia. Finisce preda di dialoghi approssimati, fumosi, non di rado didascalici, mai ficcanti, mentre qua e là stenta ad affiorare l’autoironia sulle ristrettezze della vecchiaia (la lettura delle analisi cliniche al parco dei due amici).
Nardocci, nella sincerità di intenti, vorrebbe sospendere il giudizio, incoraggiare e far luce, con pungoli perfino sociali, su due generazioni che per motivi diverse rimangono in tribolazione economica ma finisce per compatire in modo improprio i due protagonisti, costretti, nel segmento finale di vita, a fare i conti con le amarezze e i ricordi, i rimpianti e i rancori, gli amori mancati e la voglia di compagnia.
Soprattutto la coppia di attori al centro della scena non riesce a trovare l’alchimia giusta: la recitazione scandita, l’enfasi sulla mimica facciale di Mascia non si sposa mai fino in fondo con un Fassari in levare, pallido, dimesso, sentimentale, lontano dalle esuberanze popolaresche che ne hanno segnato la carriera. Colpa della sceneggiatura del veterano Maurizio Ponzi che, per di più, non riesce a evitare una superficiale paternale generazionale. Bruno e Marcello come sintomo ed esempio dei fastidi degli anziani verso quei i giovani che provano a predare loro casa e bottega.
Insomma, un buddy movie dolceamaro e dimesso sulla terza età, a cui non bastano le buone intenzioni e la patina sentimentale né per divertire né per criticare.