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La svolta
Ludovico (Brando Pacitto) vive rintanato nel vecchio appartamento della nonna. Indietro con gli esami universitari, sogna di diventare fumettista, ma è un sogno al quale non crede neanche lui. A dare una svolta a questa lunga fase depressiva concorrerà l’arrivo imprevisto di Jack (Andrea Lattanzi), rapinatore in fuga che ha avuto la non proprio brillante idea di rubare una borsa piena di soldi ad un malavitoso senza scrupoli.
Pistola in pugno, il ragazzo si intrufola nell’appartamento per nascondersi dalle sentinelle sguinzagliate per trovarlo. E promette a Ludovico che quando sarà tutto finito lo ricompenserà con una somma di denaro.
Esordio al lungometraggio di Riccardo Antonaroli, La svolta arriva su Netflix dal 20 aprile, dopo l’anteprima Fuori Concorso all’ultimo Torino Film Festival: l’intenzione – come forse inconsciamente si vuole lasciare intendere dai poster presenti nella casa dell’ostaggio (La scala a chiocciola, Il sorpasso e La dottoressa del distretto militare…) – è quella di tentare una mescolanza di generi e atmosfere.
Andrea Lattanzi e Brando Pacitto in una scena di La svoltaLa predominante crime-noir si alterna così allo sviluppo della nascita di un’insolita amicizia, che nasce tra due solitudini diverse.
La pragmatica durezza di Jack sveglia dunque il coetaneo dal torpore di una rassegnazione autoindotta, portandolo addirittura a stabilire un contatto con la ragazza del piano sopra, Rebecca (Ludovica Martino), della quale è segretamente innamorato da tempo.
Ambientato interamente nello storico quartiere Garbatella di Roma, il film di Antonaroli vorrebbe essere omaggio di molte cose, ipotizzando una sorta di Sorpasso nel chiuso di un appartamento, finendo però per essere oltremodo derivativo: è chiaro – cosa resa ancora più palese da quel gioco meta-diegetico del finale, con il titolo del fumetto omonimo a quello del film… – che si voglia far dialogare quasi senza soluzione di continuità l’immaginario cinematografico e quello di alcune graphic novel, ma alla resa dei conti sembrano risentirne originalità e freschezza.
Dal boss filosofeggiante, Caino (Tullio Sorrentino), passando per il suo fedele sicario (Marcello Fonte), fino alla coinquilina spagnola della ragazza di sopra, interpretata da Chabeli Sastre Gonzalez, sembra che ogni elemento sia forzatamente inserito in un meccanismo dove a risaltare è sempre il rimando, mai lo spunto, con buona pace poi di alcune situazioni e raccordi a dir poco inverosimili.