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La source des femmes
Nostri giorni, un villaggio da qualche parte tra Africa del Nord e Medio Oriente. Le donne vanno a prendere l'acqua alla fonte: in cima alla montagna, il sentiero è dissestato, il sole a piombo. Lo fanno dalla notte dei tempi, e più di qualcuna ci ha perso il bambino. La giovane Leila (Leila Bekhti) ha una proposta: sciopero dal sesso, finché gli uomini non si decideranno a canalizzare l'acqua al villaggio. Ne succederà di ogni, la guerra dei sessi si combatterà sul terreno della tradizione musulmana e della religione islamica, travolgendo famiglie e scatenando il fondamentalismo, perché sulle Scritture si va a memoria...
E' La source des femmes di Radu Mihaileanu, ultimo film in competizione dell'ottima Cannes 64. E' anche il peggiore, al pari di un altro francese, L'Apollonide di Bonello, a ribadire un'inconfessabile verità: le rogne peggiori per ogni concorso vengono dai titoli patri, a Venezia come a Cannes.
Questa fonte sprizza pavidità e furbizia, a partire dalla non localizzazione - “Da qualche parte tra...” - per arrivare all'estetica piccina - leggi piccolo schermo – e all'analogia pelosa con la Rivoluzione in atto in quelle terre, che il regista ha offerto in conferenza stampa. Non serve dire altro, se non evidenziare il cuore rivelatore di questa fonte in secca poetico-stilistico-ideologica: il product placement de L'Oreal, che ci ha piazzato il suo femminile “Perché io valgo”. Spot chiama spot.