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La sorgente dell'amore
Nostri giorni, un villaggio da qualche parte tra Africa del Nord e Medio Oriente. Le donne vanno a prendere l'acqua alla fonte: il sentiero è dissestato, il sole a piombo. Lo fanno dalla notte dei tempi, e più di qualcuna ci ha perso il bambino. La giovane Leila (Leila Bekhti) ha una proposta: sciopero dal sesso, finché gli uomini non si decideranno a canalizzare l'acqua al villaggio. La guerra di genere si combatterà sul terreno della tradizione musulmana e della religione islamica, travolgendo famiglie e scatenando il fondamentalismo, perché sulle Scritture si va a memoria... E' La sorgente dell'amore (La source des femmes) di Radu Mihaileanu e sprizza pavidità e furbizia. A partire dalla non localizzazione - “Da qualche parte tra...” - per arrivare all'estetica piccina - leggi fiction tv - e all'analogia pelosa con la Primavera Araba di quelle terre, che il regista ha prontamente offerto. Non serve dire altro, se non evidenziare la delusione - Train de vie e Il concerto erano altra cosa - e stigmatizzare il cuore rivelatore di questa fonte in secca poetico-stilistico-ideologica: il product placement de L'Oreal, che ci ha piazzato il suo femminile “Perché io valgo”. Spot chiama spot.