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La scuola più bella del mondo
C'era una volta la commedia italiana: graffiante, cinica, implacabile. E c'erano copioni che partivano dalla realtà e la mettevano a ferro e fuoco, per far emergere difetti, sottolineare pregi, indicare possibili soluzioni. E c'erano registi capaci di costruire dentro il fotogramma un microcosmo di emozioni, contraddizioni, cambiamenti del cuore e della mente. Forse non fare esempi è giusto e prudente, del resto certi duri apologhi aperti sul nostro quotidiano non sono più raggiungibili. Di sicuro non ci prova questo La scuola più bella del mondo, il nuovo film di Luca Miniero, proveniente dall'inatteso successo al botteghino di Un boss in salotto. Eppure già lì qualche campanello di allarme si era acceso. Sud e Nord lì, Sud e Nord qui (senza dimenticare che tutto, si può dire, iniziò con Benvenuti al sud…) : una scuola media ad Acerra (Napoli) e, in parallelo, un istituto di pari grado in Toscana. Tutto parte dall'errore di un bidello: che, incaricato di invitare per un gemellaggio una scolaresca africana di Accra, scrive sulla mail Acerra. Ed ecco i ragazzi campani in libera uscita in Val d'Elsa. Dopo di che è inutile andare avanti. Tutto è già scontato, acquisito, previsto. Dopo una serie di scoppiettanti (!) scaramucce di finto pseudo razzismo, tutti diventano amici, tutti sono rispettosi, generosi, gentili.
La sceneggiatura affonda in strati di densa melassa, mai avendo qualche opportunità di guardare fuori. La regia di Miniero cede ben presto le armi e su una struttura narrativa ultra semplice (che non sarebbe un difetto) fa calare inopportune aggiunte in chiave di animazione e di musical. Che non migliorano la situazione, incagliata nella morsa di un buonismo totalizzante. E' difficile dire male degli attori: Christian De Sica, Rocco Papaleo, Lello Arena, Angela Finocchiaro, Miriam Leone ci mettono bravura, esperienza, umorismo. Ma risollevare le sorti di un tale guazzabuglio era onestamente difficile.