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Dal romanzo (Rizzoli) premio Strega di Edoardo Albinati al film di Stefano Mordini, anche sceneggiatore con Luca Infascelli e Massimo Gaudioso: La scuola cattolica, fuori concorso alla 78. Mostra di Venezia.
Assoldato dal produttore Roberto Sessa, Stefano Mordini ha ormai dimostrato quel che è: non un autore, ma un regista duttile, capace, di solido mestiere. Non fa eccezione questo adattamento, meglio, rimaneggiamento da Albinati, che fa di quel libro un romanzo criminale, in cui le luci sono sui giovani, le responsabilità tanto diffuse da assottigliarsi (se non estinguersi), il movente – meglio, l’humus – fascista labilissimo se non eluso, le droghe sparite, la Chiesa additata ma neanche troppo, la sospensione temporale, ovvero l’avulsione dal contesto storico, intenzionale, atta a “portare” il delitto del Circeo a un pubblico che non ne sa nulla, o quasi.
Si espliciterebbe produttivamente e poeticamente l'aspirazione a Romanzo criminale, ma con lo stupro al centro non si può, sarebbe disdicevole. Quello è però.
Come per la seriale tragedia di Vermicino, ovvero Alfredino – Una storia italiana, sarebbe (stata) materia per Marco Bellocchio (o Saverio Costanzo), da parte sua Mordini confeziona un prodotto dignitoso, marcando - ma al contempo non indagando - la mancanza di educazione sentimentale dei ragazzi, che sfocia nella riduzione a carne delle ragazze, sfociata nel massacro su litorale laziale nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975, allorché le proletarie Donatella Colasanti e Rosari Lopez vennero massacrate - la prima scampò - dagli altoborghesi criminali Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido.
L’alveo è la scuola cattolica per soli maschi di un quartiere residenziale di Roma, inteso e privilegiato incubatore della classe dirigente, ma nei fatti serra per il seme della violenza: la mala educación, un’arcitaliana mala educazione.
Il cast di giovani - sebbene identificarli sia arduo, e non solo per volontà di addurre il branco... - è ben diretto da Mordini, e davvero ottimo: sia i noti, Benedetta Porcaroli che si mette a nudo per incarnare la sopraffazione maschile di cui fu vittima Donatella Colasanti e Giulio Pranno alias Andrea Ghira, che i debuttanti o quasi, su tutti Luca Vergoni per un somigliantissimo e inquietante Angelo Izzo.
Davanti alla macchina da presa anche Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Valeria Golino e Fabrizio Gifuni, La scuola cattolica è un film modesto nelle ambizioni, timido nell'ideologia, solido nella resa, deterministico nella trattazione del male (e non ha il quid), difficile da collocare, soprattutto in sala. Perché lo iato rispetto al cinema d’autore è sensibile: manca lo sguardo, e la trasfigurazione. E anche rispetto al cinema commerciale, invero. Ibrido o ignavo?