Strade sbarrate, tetti pieni di tiratori e alle finestre un mondo di vecchiette. Insomma nessuna via di fuga. È questo quello che accade ai quattro protagonisti de La Santa, Fuori concorso al Festival di Roma, partiti per la Puglia con l'intenzione di rubare la statua della beata vergine Vittoria. Sono convinti di fare un colpo tranquillo, un colpo sicuro; agendo all'alba mentre tutti dormono dopo la processione e la festa. In effetti, sembra facile, ma non sarà cosi. Mai mettersi contro Dio e contro gli effetti post-sbornia delle sagre di paese. Una volta presa la statua, scappare è impossibile. Le strade di uscita dal paese vengono bloccate con auto e trattori, i campi scandagliati con cani e ragazzini armati e le finestre “so tanti occhi” sorveglianti. Inizia la caccia all'uomo. A farne le spese sono i bravi, chi più chi meno, Gianluca Di Gennaro, Massimiliano Gallo (chi meno), Francesco Siciliano (nella doppia veste anche di produttore con la sua Panamafilm) e Michael Schermi (chi più).
A dirigerli il classe '70 Cosimo Alemà, già visto nell'interessante esordio At the End of the Day - Un giorno senza fine.  Anche là giocava con l'essere umano e il concetto di “lupi e pecorelle”. Il regista romano come nel gioco da tavola “Lupus in fabula”, gioca a far calare la notte e a uccidere, davanti allo schermo, di volta in volta lupi e pecore (o contadini). Non manca il ritmo, ma manca una sceneggiatura adeguata in grado di mantere ad un buon livello la storia, che infatti scorre un po' piatta. I “colpi” di scena poi, sono completamente a salve, come la pistola di Carlo. Peccato che questo non sia un gioco, questa è la finta vita reale. E allora ci vuole più impegno per renderla credibile e affascinante. Non basta un gusto dell'estetica raffinatamente americano (ma un po' troppo da videoclip) e una colonna sonora coinvolgente (Gianna Nannini e Ninos du Brasil in testa). Insomma bell'esercizio di tecnica, ma ci vuole il cuore. E qua manca. Marianna Di Martino farà strada.