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Cinema, moda e documentario. Alla Mostra di Venezia abbiamo visto Salvatore – Shoemaker of Dreams di Luca Guadagnino, che verrà distribuito da Lucky Red. Racconta la storia di Salvatore Ferragamo. Tutto parte dall’osservazione dei piedi, dalla nascita delle scarpe che hanno affascinato Hollywood e non solo. Dalle calzature si passa ai tessuti. Ora la regista Gaia Ceriana Franchetti ci porta lontano, in India, con il suo La ruota del Khadi – L’ordito e la trama dell’India.
Che cos’è il khadi? Nasce principalmente dal cotone, ma anche dalla seta e dalla lana. Viene lavorato su un filatoio chiamato charka. Si contrappone all’handloom, molto utilizzato per realizzare i sari. Ma non ci si concentra solo sulla “stoffa”. La ruota del Khadi è un viaggio nell’identità di un Paese, nella cultura che lo ha caratterizzato con l’andare degli anni.
La tradizione, la Storia. Si dice che Gandhi avesse invitato la popolazione a vestirsi con il khadi per fronteggiare l’invasione colonialista nel settore. Il khadi era resistenza. Per questo nel film a parlare c’è addirittura Tara Gandhi, la nipote di una delle figure più influenti del Novecento. Ha vissuto con lui fino all’età di sedici anni, ricorda un uomo di grande profondità, che non perdeva mai il sorriso.
Ceriana Franchetti si accosta con rispetto a un mondo sfaccettato, ricco di sfumature. Cerca di riproporne la complessità attraverso i colori dei mercati, gli odori che sembra quasi di poter sentire. Si entra dentro le fabbriche, si studiano i processi di lavorazione, ma la macchina da presa ci guida anche all’interno delle case delle persone comuni, che non smettono mai di lavorare.
La ruota del Khadi riesce a creare un ponte tra l’India di ieri e di oggi. La non-violenza, l’occupazione, la libertà che passa attraverso le piccole cose, per descrivere una terra molto vasta, unita nel nome di Ghandi e dai suoi simboli. È un documento che ragiona sull’azione, sul “filare”, ma anche sugli effetti: gli abiti, la consistenza. La spiritualità dell’India viene colta da uno sguardo pieno di curiosità, che non si avvicina al progetto con animo turistico, ma penetra nelle cose. Si immerge per le strade delle grandi città, si sofferma sui particolari, insegue la verità dietro le immagini. Con la durata di poco più di un’ora, La ruota del Khadi è l’istantanea su una realtà che non smette mai di sorprendere.