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La rivolta delle ex
Il moderno Don Giovanni vive nei quartieri alti di Manhattan, fa il fotografo di moda e possiede fascino e spacconeria di Matthew McConaughey. Perfettamente a suo agio nella versione aggiornata del mito, col giusto phisique du role di impenitente seduttore e impareggiabile maestria nell'arte del cinismo e della vacuità. Peccato che gli ispiratori de La rivolta delle ex - il regista Mark Waters e i nuovi enfant prodige della commedia americana Jon Lucas e Scott Moore (già sceneggiatori di Una notte da Leoni) - si facciano prendere dal tarlo della moralità, trasformando un dissacrante e benefico esercizio di comicità nella sciatta captatio benevolentiae per romantici e puritani di ultima generazione. Lo spassoso donnaiolo rivedrà così battute e condotta non appena cupido colpirà il suo cuore di pietra. Che rinunciatario si sbriciola sotto i colpi dei guardiani dell'etica familiare - tre fantasmi incaricati di riportarlo sulla retta via, capeggiati dallo sciupafemmine pentito Michael Douglas - e di una legnosa Jennifer Garner, mai così tediosa. In una riduzione in chiave sentimentale del Canto di Natale di Dickens a cui sfugge il dono della risata e il paradosso implicito di ogni miracolo: non si può guarire chi non crede.