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Dopo la parentesi action di Tomb Raider, Alicia Vikander torna al feuilleton, al melò in costume che le ha portato fortuna, con The Danish Girl.
In La ragazza dei tulipani, lo scenario è quello dell’Olanda del Seicento, dove una nuova corsa all’oro stava prendendo vita: quella ai tulipani, metafora dell’ambizione sfrenata dell’uomo, di un’ossessiva ricerca della bellezza che porta alla follia.
Il regista Justin Chadwick mette in relazione le passioni amorose con l’inseguimento della ricchezza, saltando dagli intrighi di palazzo alle aste in locali malfamati. Ma sembra non credere neanche lui nella storia che sta raccontando, nei risvolti assurdi di una vicenda senza mordente.
Ogni immagine potrebbe richiamare la tradizione pittorica fiamminga, però la macchina da presa preferisce cullarsi nei volti iconici dei suoi divi, da Judi Dench a Christoph Waltz.
Purtroppo Vikander interpreta ancora una volta una donna che non riesce ad avere figli, come ne La luce sugli oceani, e i toni diventano subito quelli di una soap opera patinata, dove la sceneggiatura non offre sorprese.
Lo spirito frizzante di Shakespeare in Love appartiene a un’altra epoca, qui l’ambientazione smette di affascinare fin troppo presto, e Amsterdam appassisce con i suoi fiori.