PHOTO
Alle onde è difficile resistere, sia che siano le onde che possono distruggere la Terra come nel romanzo di Rick Yancey, sia che si tratti di onde culturali e modaiole. In questo caso, si tratta di una combinazione letale: La quinta onda sfrutta l'ennesima storia di fantascienza distopica per giovani adulti (leggasi poco più che adolescenti), si affida al britannico J Blakeson per la regia e a Chloe Grace Moretz come protagonista e prova a uscirne indenne. Ma non ci riesce.
Lo sfondo è quello di una terra devastata da una ripetuta invasione aliena che ha ridotto gli esseri umani in poche enclave resistenti capitanate dall'esercito. Poco prima della quinta onda, i militari provano a reclutare i ragazzi e ragazzini per organizzare una difesa, ma qualcosa non quadra.
Scritto da Susannah Grant, La quinta onda è un film d'avventura in chiave science-fiction in cui agli autori interessa molto poco la costruzione di un mondo distopico avvincente rispetto al delineare personaggi emblematici e sotto-trame sentimentali a misura di bambine.
Già a un primo sguardo il film di Blakeson non presenta nulla per cui valga la pena pagare un biglietto, dalla storia banalissima ai personaggi fatti con lo stampino, da una sceneggiatura in cui 3 o 4 filoni narrativi si innestano forzatamente a un semplicismo di narrazione e messinscena che paiono uscire da un brutto pilot per la tv. E' però il secondo sguardo quello che rischia di deprimere lo spettatore: La quinta onda sembra voler portare la definizione di cliché a un nuovo livello, tanto da sembrare una parodia atroce e spietata, vista la goffaggine con cui il regista prova a imbastire l'azione o a dirigere attori anche di talento come Moretz.
Quando negli ultimi 20 minuti si passa da un'azione all'altra senza alcun nesso, le situazioni si susseguono facendo perdere i nessi logici allo spettatore e il gran finale si perde per strada perché nessuno è in grado di costruirlo, dirigerlo e montarlo decentemente viene il sospetto che Blakeson allora ci marci e che tutte le strizzatine d'occhio lanciate nei minuti precedenti (su tutte, la descrizione dell'alieno mezzosangue) siano coerenti a costruire un film che derida se stesso senza sosta. Poteva essere un appiglio. Ma in virtù dei soldi spessi e dei nomi coinvolti, ci arrendiamo a un film semplicemente pessimo, ennesimo mattone del mausoleo “young adult”.