PHOTO
La plus précieuse des marchandises
C'erano una volta un povero taglialegna e sua moglie che vivevano in una grande foresta. Freddo, fame, povertà e guerra in Polonia rendevano molto dura la loro vita, già afflitta dalla perdita di un figlio. Un giorno, la moglie del taglialegna salva un neonato abbandonato da uno dei tanti treni speciali che transitano incessantemente nella foresta. La bambina, ribattezzata “il più prezioso dei carichi”, trasformerà la vita della donna e del marito, che dopo l’iniziale ostilità nutrita di antisemitismo - gli ebrei sono colpevoli di deicidio e proverbialmente “senzacuore” – si ridurrà a più benevoli consigli, complice il cuore pulsante della piccina stessa. Non tutti, però, la penseranno come lui, sicché vuoi per razzismo, vuoi per semplice guerra o – il padre del “carico” – Shoah gli orizzonti non saranno mai chiari e certi.
In Concorso a Cannes 77, Michel Hazanavicius fa la sua prima incursione nel mondo dell'animazione adattando l'omonimo romanzo di Jean-Claude Grumberg: La plus précieuse des marchandises elogia il potere salvifico dell’amore, nonché declina la notoria passione del regista per il disegno.
A narrare la voce postuma dell’impareggiabile Jean-Louis Trintignant, ritroveremo il film, così come il superiore Flow, nella cinquina dell’animazione ai prossimi Oscar, in virtù di perizia tecnica, agio stilistico, poetica edificante ma non svenevole e, sul piano ideologico, il memento della Shoah. Che pure, precisa Hazanavicius, è “solo una componente contestuale”: Jean-Claude Grumberg, con cui ha scritto la sceneggiatura, “ mi ricordava continuamente che ‘Il carico più prezioso’ è innanzitutto una storia meravigliosa, non un film sull'Olocausto”.
Nella speranza che “lo spettatore si senta come se stesse guardando un classico per la prima volta”, Hazanavicius consegna il film alla fiaba, a una morfologia proppiana financo, al contempo cerca di proteggere l’indicazione storico-geografica, ovvero i treni e i campi di sterminio in Polonia, facendo dell’Olocausto la forma più alta, la più aberrante dell’homo homini lupus, con le “famiglie trasformate in fumo”.
I vagiti e i giochi col taglialegna e il cane della piccola inteneriscono, la sopravvivenza è il minimo comune denominatore umano e la massima aspettativa di vita, il titolo del romanzo e quindi del libro è sindacabile, ma così è la vita, un carico su un treno, quando se ne progetta su scala industriale la soluzione finale, e forse non solo lì.
Entusiasmarsi no, il tema stesso lo inibisce, ma La plus précieuse des marchandises è un film di pregio.