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A still from The Painter and the Thief by Benjamin Ree, an official selection of the World Cinema Documentary Competition at the 2020 Sundance Film Festival. Courtesy of Sundance Institute
Sembra una favola. Il titolo evoca tempi lontani, parabole romantiche, luoghi in cui i sentimenti possono riscrivere le regole della società: La pittrice e il ladro, diretto da Benjamin Ree. A qualcuno tornerà alla mente anche il cartone animato The Princess and the Cobbler (variazione sul tema di The Thief and the Cobbler) di Richard Williams, figlio di una produzione a dir poco travagliata.
Ma potrebbe anche essere una storia contenuta in Le mille e una notte, magari a fianco alle avventure di Sindbad il marinaio e della bella Morgiana, invece è ambientato nei nostri anni, e ha dell’incredibile. Due criminali rubano alcune tele dell’artista Barbora Kysilkova. Dopo l’arresto, tra uno dei malviventi e la pittrice nasce un rapporto speciale.
Di amicizie eccentriche, il cinema ne ha regalate tante. Pensiamo ad Harold e Maude del 1971 di Hal Ashby, diventato un cult per quella generazione, e oggi un po’ dimenticato. Lui un ragazzo molto ricco, ossessionato dal suicidio, lei un’anziana signora sempre on the road. Per diletto frequentano i funerali di persone che non conoscono, e tra un carro funebre e una sepoltura diventano inseparabili. Non deve quindi stupire che l’artista, la vittima nel caso di La pittrice e il ladro, possa legarsi a chi ha trafugato il suo lavoro. Prima è curiosità, poi si sviluppa una profonda comprensione l’uno dell’altro.
È l’incontro tra due solitudini, che ognuno sfoga in modo diverso. Ciò che incuriosisce è che si tratta di un documentario, dove però la macchina da presa segue le dinamiche dei protagonisti con l’incedere di un racconto di finzione. Si uniscono più linguaggi, più cifre stilistiche, in una storia appassionante, che scaturisce dall’arte, dalla forza del ritratto, proprio come quelli che realizza Barbora.
I tatuaggi sui corpi della “coppia” creano una sorta di dialogo. È come se i due parlassero attraverso i disegni che hanno addosso. Si torna a L’uomo che vendette la sua pelle di Kaouther Ben Hania, adesso in sala, dove la provocazione era tatuare un visto sulla schiena di un rifugiato.
Il cinema si interroga sempre più su che cosa sia l’arte figurativa oggi. E il cineasta Benjamin Ree risponde con la forza delle emozioni, con il trasporto di due vite turbolente, alla ricerca di un po’ di quiete. La pittrice e il ladro sarà in sala il 2, 3 e 4 novembre, dopo aver vinto il premio per la miglior sceneggiatura a un doc straniero nell’ultima edizione del Sundance. Distribuisce Wanted Cinema.