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La pazza della porta accanto
La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri. E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri. Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili, di finire alla mercé di chi ci sta di fronte, così scrive Alda Merini in una poesia carica di verità. Un timore che nell'intenso ritratto a lei dedicato da Antonietta De Lillo, La pazza della porta accanto, fa capolino più volte senza per fortuna prendere il sopravvento. Merini prende le misure con la macchina da presa e poi si lascia scrutare ora sottraendosi ora esponendosi, ma sostanzialmente accettando che la regista si insinui nei recessi del suo animo portando alla luce pensieri, riflessioni, momenti di ripensamento, ricordi, gioie e dolori - questi ultimi in amara sovrabbondanza.
A quasi venti anni dall'incontro avuto nel 1995 con la poetessa e confluito in Ogni sedia ha il suo rumore, De Lillo ha ora deciso di recuperare e di infondere nuova linfa al materiale non montato. Un'operazione che non ha per niente il sapore della nostalgia né tanto meno porta impressi i segni del tempo, tale è la profondità e l'attualità dei temi affrontati. La visione del film è uno sfogliare continuo toccanti pagine sull'amore, la maternità, la follia, la coppia, la vita, la morte. Un far luce su un'esistenza speciale che porta con sé la capacità di illuminare il cammino degli altri. Perché se la chiave apparente del documentario è quella dell'intervista, il ritmo interno e l'organizzazione dei blocchi narrativi ne fanno uno straordinario compendio sull'arte di sopravvivere e su come sia possibile per ogni individuo ritrovare sempre in sé un briciolo di speranza, anche nella peggiore delle situazioni.
La pazza della porta accanto è un cazzotto nello stomaco che si trasforma miracolosamente in una boccata d'aria pura. Le parole di Merini sono carezze per lo spirito. E soprattutto un dono a chi l'ha amata e continua ad amarla. Per citare ancora una volta dei suoi versi, Ho scritto migliaia e migliaia di poesie. Ma non ne ho conservata nessuna. Le regalo. Per me conservo i sentimenti che le hanno animate. Non questa volta, di fronte all'obiettivo di De Lillo. Felice eccezione.