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La maschera di cera
Sei giovani (tra cui Elisha Cuthbert e Paris Hilton) in trasferta per un'importante partita di football. Pernottamento in tenda e, al risveglio, una delle due macchine è fuori uso. Raggiungere la cittadina di Ambrose per il pezzo di ricambio non sarà la migliore delle idee: due gemelli stanno ridando "vita" alla piccola città incerando i corpi degli sprovveduti visitatori. Remake dell'omonimo lavoro di André De Toth, datato 1953 e con Vincent Price (a sua volta rifacimento del precedente Mistery of the Wax Museum, diretto da Curtiz nel '33), il primo lungometraggio dello spagnolo Collet-Serra è un horror abbastanza truculento e, tutto sommato, riuscito. La variazione sul soggetto originario (il mistero che accompagna, sin dal prologo, l'infanzia dei due gemelli maniaci) è meno dozzinale di quanto si potesse temere e lo svolgimento progressivamente rivelatore del plot (che forse andava tagliuzzato in alcuni punti "morti") riesce a tenere desto l'interesse dello spettatore. Il macabro mistero che attanaglia la città fantasma di Ambrose - da tempo sconosciuta anche alla mappe stradali - trova splendida significazione in quel piccolo cinema dove, a ripetizione, viene proiettato l'indimenticabile Che fine ha fatto Baby Jane?, con Bette Davis (ri)chiamata ad esibirsi per un pubblico che difficilmente distoglierà mai lo sguardo da lei. Il finale esageratamente pirotecnico nulla aggiunge ad un dignitoso prodotto di genere che, lasciando presupporre un ipotetico prosieguo, regala emozioni forti soprattutto in una sequenza: l'uccisione di Paris Hilton. Pregevolmente truce.