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Pose fine alla schiavitù e contribuì in maniera determinante a preservare l'unità federale degli Stati Uniti, guidando le truppe nordiste alla vittoria contro il Sud durante la Guerra di Secessione. Ma chi era, Abramo Lincoln, prima di diventare il sedicesimo Presidente Usa della storia? Prima dell'atteso biopic (Lincoln) diretto da Steven Spielberg e interpretato da Daniel Day-Lewis, una ipotetica "risposta" arriva dal nuovo lavoro del russo Timur Bekmambetov, prodotto da Tim Burton. Tratto dal romanzo Il diario segreto di Abramo Lincoln, cacciatore di vampiri di Seth Grahame-Smith, anche autore della sceneggiatura, il film immagina Lincoln - interpretato da Benjamin Walker - come uno dei maggiori cacciatori di non morti mai esistito. Addestrato a combattere dal misterioso Henry Sturgess (Dominic Cooper), il giovane Lincoln vuole prima di ogni cosa vendicare la morte dell'amata madre, uccisa proprio da un vampiro. Ma la sua missione si amplierà al punto di dover controbattere una minaccia che, nel 1865, durante la Guerra di Secessione, potrebbe consegnare ai non morti l'intera nazione.
"E' la personalità più vicina ad un supereroe che la nostra nazione abbia mai conosciuto", dice Grahame-Smith di Lincoln. Accostamento suggestivo, niente da dire, ma da qui ad immaginarlo armato di ascia, abile combattente e "supereroe" nell'accezione più fumettistica del termine ce ne corre: fatto sta che questa distanza siderale, almeno l'immaginazione (e ce n'è voluta davvero tanta...), ha tentato di colmarla. Il risultato è un kolossal-horror-storico che farà rabbrividire i puristi, sorridere i neutrali e magari - perché no - divertire quanti andranno a vederlo in cerca di intrattenimento con la i minuscola. Rimane il fatto che ormai, sempre più inspiegabilmente, Bekmambetov sia stato eletto ad Hollywood quale indiscutibile "maestro visionario dell'action moderno". Tra qualche decennio, magari, qualcuno ci spiegherà il perché.