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La fracture - cr. Carole Bethuel
Catherine Corsini torna in concorso a Cannes esattamente 20 anni dopo La repetition (nel 2012 Trois Mondes andò in Un Certain Regard).
Lo fa con La fracture, titolo che a dispetto di un incipit declinato sul versante della "classica" commedia romantica francese, trasforma la sua natura fortemente simbolica per rinchiuderci all'interno di un pronto soccorso parigino.
La prima frattura è quella tra Raf (Valéria Bruni Tedeschi) e Julie (Marina Foïs), coppia sull'orlo della rottura. La seconda è quella occorsa in modo accidentale al gomito della prima. La terza, la più violenta, è quella tra lo Stato e i suoi cittadini.
La fracture - cr. Carole BethuelSì, perché nel pronto soccorso dove finirà Raf (e dove poco dopo la raggiungerà la compagna) ci andrà a finire anche Yann (Pio Marmaï), camionista giunto appositamente a Parigi per unirsi alla manifestazione dei gilet gialli contro il governo.
L'incontro tra i due, tra la borghesia intellettuale, radical chic e le istanze proletarie di chi, ferito e arrabbiato, è stato colpito dai poliziotti, frantumerà qualsiasi certezza e qualsiasi pregiudizio. Intanto, fuori dall'ospedale, gli scontri si fanno ancora più violenti. Fino ad irrompere anche lì, generando ulteriore caos.
Di sicuro schierato, il film scritto e diretto dalla regista francese ha il grande merito di svelare la propria tesi lungo il percorso, di fatto costruendo un dramma di forte impegno politico e civile - senza dimenticare l'abnegazione e le fatiche improbe di un corpo sanitario allo stremo delle forze e chiamato a far fronte a qualsiasi tipo di emergenza (tra tutti, lo sguardo della Corsini si poggia con maggior profondità su un'infermiera, Kim, interpretata da Aissatou Diallo Sagna), immortalato in epoca pre-Covid - ma sfruttando al massimo le potenzialità da commedia "nevrotica" che un'attrice come Valeria Bruni Tedeschi sa sempre restituire con naturalezza sconvolgente.
È proprio in questa continua altalena tra registri che La fracture trova la sua migliore ragion d'essere, con impennate di tensione smorzate di colpo da situazioni quasi debitrici della comicità slapstick (la Bruni Tedeschi che in almeno un paio di circostanze cade dalla brandina), altalena che tiene in piedi un assunto rimarchevole e che funziona anche grazie ad un cast ottimamente assortito.