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La felicità
porta fortuna
Dopo la Palma d'Oro per Segreti e bugie nel 1996 e il Leone d'Oro per Il segreto di Vera Drake nel 2004, nello scrigno dell'inglese Mike Leigh mancava solo l'Orso d'Oro: con La felicità porta fortuna (titolo originale Happy Go Lucky) non l'ha vinto, ma ci è andato vicino, "regalando" quello d'Argento alla sua protagonista, la solare e ilare Sally Hawkins.
E' lei a dare anima e corpo alla giovane insegnante elementare Poppy, spirito libero, ma responsabile. Appartamento in condivisione con un'amica, flamenco e pedana elastica nel tempo libero, quando inizia le lezioni di guida, dovrà fare i conti con un istruttore fuori di testa, arrabbiato col mondo. Normale, comunque, che tutti si innamorino di lei. A 65 anni suonati, il vecchio leone Mike Leigh si riscopre variopinto e ottimista, quasi in Technicolor, complice una nuova pellicola Fuji sensibile al multicromatismo. Dettagli tecnici che corroborano il "New Deal" del regista: basta tinte dark e personaggi cupi, sotto col ritmo e una poetica ultra-light, che lascia soddisfatti – ma non sazi - gli spettatori.
Alla ricerca della felicità perduta, quella rinnegata sia dal thatcherismo che fu, sia dal New Labour di Blair e accoliti, Leigh mette la politica nel fuoricampo, riservando solo qualche nicchia per "la morale", e riempie il quadro di buon umore e buoni sentimenti, forse non buonisti, ma comunque molto furbi. Esilissima la trama, di cuore i personaggi, drammaturgicamente si respira il disegno di Segreti e bugie: ma se là la chiave di volta era una muta disperazione, qui sono risate fragorose, a uso e consumo – a partire dalla Berlinale – di spettatori prostrati da troppi drammi a sfondo sociale.
Attributo che, del resto, troviamo anche qui, ma ridotto a puro setting, senza intenti critici e antagonisti: "Così è la vita", concludeva Segreti e bugie Cynthia (Brenda Blethyn), trovando belle "come due nanetti" le figlie, una bianca e l'altra nera, ritrovate. La felicità porta fortuna è il sequel di quell'affermazione, con un approdo che piacerebbe a Calopresti: la felicità non costa niente...