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La danza de la realidad
Riflettori puntati sul ritorno di Alejandro Jodorowsky: ventitre anni dopo Il ladro e l'arcobaleno, con La danza de la realidad il poliedrico autore cileno torna dietro la macchina da presa per ripercorrere la propria infanzia e rivisitare, con occhi da adulto, la controversa figura del padre, in una sorta di dolceamaro Amarcord.
Presentato a Torino nella sezione After Hours, dopo essere passato a Cannes all'interno della Quinzaine des Réalisateurs, il nuovo film di Jodorowsky – ora al Festival di Torino nella sezione After Hours - porta con sé una ventata di malinconica follia: incapace di prendere le distanze da una nostalgia autobiografica profonda e dolente, il regista si racconta bambino in un Cile sempre più tormentato.
Il padre, Jaime (interpretato dal figlio di Jodorowsky che incarna, quindi, suo nonno), vuole togliere dalla testa del piccolo Alejandro ogni possibile vaneggiamento mistico così da insegnargli che la realtà è molto più dura della fantasia. La madre, al contrario, è rappresentata come un personaggio fiabesco, che sa esprimersi solo cantando.
La danza de la realidad ricorda così il The Tree of Life malickiano ma, in questo caso, natura e grazia si trovano a danzare una partitura ben più macabra e grottesca.
Se le prime battute fanno sperare in un grande ritorno visionario di Jodorowsky nel mondo del cinema, l'attenzione si sposta presto verso la vicenda, umana e politica, di Jaime che risulta eccessivamente ridondante, soprattutto nella parte centrale.
Nonostante alcuni cali, il film ha però sprazzi molto interessanti e riusciti: i personaggi, spesso fantasmatici, sono ben caratterizzati e con l'approssimarsi della conclusione c'è spazio per diverse sequenze toccanti e persino commoventi.
Quello che più colpisce è proprio la sincerità di fondo del progetto: Jodorowsky, arrivato a quasi 85 anni di età, mette a nudo se stesso, il suo passato e la sua famiglia con un candore e una purezza disarmanti. Il risultato è un film-testamento, sulla sua vita e anche sul suo cinema, che, pur imperfetto, non può lasciare indifferenti.