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La buona uscita
A conferma di quanto il cinema italiano si muove con insospettata disinvoltura e riesce a superare ostacoli e scogli dell’opera prima con brillante disinvoltura, ecco questo La Buona uscita, film d’esordio di Enrico Iannaccone che tra il 2012 e il 2014 aveva già diretto cinque cortometraggi premiati in vari festival nazionali e internazionali. Siamo a Napoli, dove Marco e Andrea, due fratelli dal carattere assai differente, vivono nell’agio grazie ai (misteriosi) proventi della loro fabbrica di pelletteria. Appartengono dunque alla borghesia napoletana cinica e strafottente, assente e asociale, che sembra non essere toccata da problemi e difficoltà. Arriva un’amica, la professoressa sessantenne Lucrezia Sembiante a tenerli in scacco e a richiamarli alla ragione…
Il coraggio con cui Iannaccone rappresenta i due protagonisti, mette a nudo il loro vuoto esistenziale si esplica soprattutto nella scelta del contorno e dei dettagli: il cibo come momento di suprema divagazione, il regalo di un auto di lusso , la resa dei conti con un poveraccio costretto a firmare carte debitorie. Il ritratto spregiudicato dei due fratelli è giocato su un dialogo che non ha paura di usare espressioni ricercate, preziose, imprevedibili, che spiazzano e creano atmosfere difficili da catalogare. In realtà i due sono del tutto disillusi, al punto da evitare motivazioni moralistiche per rifugiarsi in un forte individualismo. La regia di Iannaccone, da parte sua, è docile e imprevedibile, giocata su una Napoli fuori da ogni cartolina, densa di personaggi grotteschi e improbabili, perfetto corrispettivo dell’atteggiamento di Marco e Andrea. Questi due uomini senza qualità sono forse pronti a incarnare il nuovo napoletano del terzo millennio, disincantato e estraneo. Ad interpretarli, con subdolo menefreghismo, ci sono Marco Cavalli (Marco Macaluso) e Andrea Cioffi (Andrea Macaluso). Al personaggio di Lucrezia Sembiante offre una sofferta, provocatoria interpretazione Gea Martire.