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Susanna è una psicologa di cinquant’anni e lavora in un centro per donne in difficoltà o vittime di violenza. È sposata con Alfredo, architetto, con cui fa coppia sin dai tempi del liceo. Susanna e Alfredo vivono a Roma, però trascorrono i week end e gran parte della stagione estiva nella casa di campagna. È questo il luogo, lontano da tutti, in cui si svolge la storia. Molto spesso Susanna va a fare la spesa in paese e un giorno, lungo la strada del ritorno, nota per caso una giovanissima prostituta. Accanto a lei un uomo che la strattona e la picchia umiliandola. Questa immagine resta impressa nella mente di Susanna, al punto di decidere di salvarla dalla strada. Con la complicità del marito riesce a portarla nella casa di campagna e dopo attimi di smarrimento e paura Nadja, questo il nome della prostituta, comprende il buon intento della coppia e si rasserena.
La bella gente è il secondo lungometraggio diretto da Ivano De Matteo, regista italiano conosciuto principalmente per Gli equilibristi e I nostri ragazzi. Scritto da Valentina Ferlan e presentato al 27. Torino Film Festival, è un film del 2009 ed esce in sala il 27 agosto 2015, distribuito da Luce Cinecittà. Vincitore del Grand Prix e del Premio migliore interpretazione femminile a Victoria Larchenko al Festival del film italiano ad Annecy, ha riscosso notevole successo di pubblico e critica in Francia e ha per protagonisti Monica Guerritore, Antonio Catania, Iaia Forte, Giorgio Gobbi, Elio Germano e Myriam Catania. Un film che racconta due mondi lontani tra loro. Da un lato quello della prostituzione delle donne dell’Est e dall’altro quello della borghesia romana. Susanna è una donna dalla mentalità aperta, progressista che decide di accogliere e offrire una via di fuga a Nadja. Cerca di ridurre la distanza che c’è tra loro, forse con un pizzico di egoismo, senza ponderare però fino in fondo la sua decisione. Inevitabilmente gli iniziali equilibri saltano, e a poco a poco viene fuori “la distanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere”.
La bella gente è una storia semplice, lineare, senza grandi drammi o momenti di pathos. Non ci sono personaggi buoni o cattivi, né eroi o fate madrine. De Matteo porta sul grande schermo il reale. La visione di due donne: una nata e vissuta nell’agiatezza, in un mondo fatto di riferimenti intellettuali, comodo e monotono; l’altra meno fortunata, costretta alla sopravvivenza, con poche possibilità e appartenente ad una cultura diversa. Un piccolo film che ruota attorno alla “divisione” per classi sociali, alla distanza tra chi ha i soldi e chi non li ha.
Susanna è felicemente sposata e ancora innamorata di Alfredo, ma in fondo la sua è una vita triste, senza motivazione. Circondata da gente della sua stessa “specie”, prova noia e vive insoddisfatta. Poter essere d’aiuto per Nadja la rende gioiosa e contenta prima, ma insicura, sofferente e fragile dopo. È espressione di una “società pronta a far finta di nulla di fronte alle differenze e alle prime difficoltà”. Nadja, invece, è una giovane donna indifesa, rassegnata al suo destino, che trova in Susanna e Alfredo un miraggio di salvezza, una possibilità di riscatto che termina nel peggiore dei modi: un secondo abbandono. Nadja rappresenta la visione disincantata e senza speranza dell’attuale società. Emblema di ciò è la scena finale in cui raccoglie i capelli in una coda e mette il rossetto, pronta ad indossare nuovamente la maschera che solo per pochi giorni ha accantonato.
Ancora prima di Gli equilibristi e I nostri ragazzi, Ivano De Matteo ricostruisce il ritratto tragico di una società finta, in cui all’apparente benessere e tranquillità si affiancano il senso di instabilità e incertezza dovuto non solo alla crisi economica, ma anche alla perdita di umanità e al degrado morale. Chiave di questo mondo non perfetto come sembra sono personaggi sempre in bilico tra necessità e decoro.