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La bella e la bestia
Per salvare la vita al padre (André Dussollier), reo di aver colto una rosa nell'altrui giardino, una procace ragazza (Léa Seydoux) si offre al misterioso padrone di un castello (Vincent Cassel), metà uomo e metà mostro.
Non sarà difficile riconoscervi il plot de La bella e la bestia, la celebre fiaba di madame Leprince de Beaumont da cui Christophe Gans ha tratto un adattamento tanto sontuoso (oltre 25 milioni di euro di budget)quanto inutilmente fedele.
Nessuna traccia di ambiguità, l'allucinata poesia di Cocteau è lontana e persino la versione Disney era più erotica. D'altra parte il tenore dell'operazione è esplicito sin dall'incipit, in cui la Seydoux (caldeggiata dal padre produttore Jerome) legge la favola della de Beaumont a due bambini.
Cassel, che aveva già lavorato con Gans ne Il patto dei lupi, è migliore nei panni della bestia, un licantropo alla maniera del film tv di Cahn (1963).
Come per Silent Hill, più che la storia a Gans interessa la confezione visiva: il disegnatore François Baranger e il creatore degli effetti speciali Patrick Tatopoulos gli confezionano un mondo iperrealistico, sgargiante e gelido, come una specie di enorme concept art digitale. Appariscente e fondamentalmente distante. Come il film.