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I protagonisti
Moritz Bleibtreu e
Martina Gedeck
Nella Germania Ovest degli anni '70 la "resistenza armata" aveva un nome, e due cognomi: la banda Baader Meinhof. Bersaglio della loro guerra la giovane democrazia tedesca, rea di essere nulla più che un lacchè degli USA militaristi e imperialisti. Mitizzata e punto di riferimento per un'intera generazione, la banda - ufficialmente RAF - Rote Armee Fraktion - perde però progressivamente credibilità e supporto da parte dell'opinione pubblica con il crescendo di attentati e strumenti disumani messi in atto per diffondere terrore e destabilizzare lo stato.
Riduzione pressoché fedele di Der Baader Meinhof Komplex di Stefan Aust - pubblicato nel 1985 e considerato a tutt'oggi il più accurato testo di riferimento sulla guerra allo stato attuata dalla RAF - il film scritto e prodotto da Bernd Eichinger e diretto da Uli Edel ricorda per impianto e struttura il Romanzo criminale di Michele Placido: muscolare e dinamico, meno interessato all'approfondimento di psicologie e intrecci - rimane totalmente sullo sfondo la situazione politica interna della Germania, così come non viene quasi mai accennato il coinvolgimento dell'ex DDR in tutti quegli anni - interessato a mettere in mostra la sequenza dei fatti così come si sono svolti e per nulla intenzionato a propendere per una o per l'altra posizione.
Tecnicamente notevole, supportato dalle interpretazioni di ottimo livello di tutti gli attori coinvolti - dai protagonisti Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu e Johanna Wokalek (è Gudrun Ensslin, terzo leader del gruppo) fino ai comprimari eccellenti, su tutti Bruno Ganz (è Horst Herold, il capo della polizia federale che dà loro la caccia), La banda Baader Meinhof sintetizza in due ore e mezza il decennio di piombo tedesco (di grande effetto alcune sequenze, ricostruite nelle locations originali dove effettivamente si svolsero gli eventi, come la morte dello studente Benno Ohnesorg durante la repressione del '67 vicino alla Deutsche Oper o il discorso di Rudi Dutschke al Politecnico di Berlino), rimanendone però a distanza di "enorme" sicurezza, quasi a voler ricordare che è tutto vero sì, ma che stiamo comunque vedendo un film.
Curiosità: il lavoro di Uli Edel arriva Fuori Concorso nella sezione Anteprima del Festival quasi in concomitanza con Schattenwelt di Connie Walter, ritratto di un ex terrorista della RAF uscito di galera dopo aver scontato 22 anni.