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Pois. Tanti pois reiterati. E tele enormi. E’ l’arte della pittrice giapponese Yayoi Kusama che grazie al doc Kusama: Infinity prodotto e diretto dalla regista americana Heather Lenz arriva nelle nostre sale distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema. L’artista femminile più amata e venduta al mondo non ha avuto un passato facile. Nata a Matsumoto nel 1929. Fu accolta in modo ingiusto mentre nel frattempo produceva opere innovative. Il (mal) trattamento riservatole non cambiò quando si trasferì dal paese del sol levante a New York, attirata dal potenziale sperimentale della scena artistica dell'epoca. Continuò di fatto ad essere una figura ai margini: donna e giapponese che doveva farsi strada in un sistema concepito per proteggere gli artisti bianchi e maschi.
Ciononostante per tutta la vita lei ha continuato a lottare per mantenere l’integrità della sua arte, dei suoi principi e della sua eredità. Soffrendo e perfino tentando il suicidio diverse volte. Aldilà della sua malattia mentale e della forte oppressione vissuta a causa del razzismo e del sessismo è riuscita con le sue creazione macroscopiche e microscopiche (tele, dipinti, installazioni scultoree, stanze a grandezza naturale, performance e film) comunque ad emergere tra le cinque donne più influenti del mondo. Oggi attira migliaia di visitatori alle sue mostre (dal 2013 sono stati più di 5 milioni) e non esiste artista che abbia un simile pubblico al mondo: all’età di novant’anni ha esposto presso le più prestigiose istituzioni internazionali tra cui il Centre Georges Pompidou, la Tate Modern, il Whitney Museum of American Art, il National Centre of Art di Tokyo e il Museo di Hirshorn. Tutto questo è raccontato nel bel documentario di Heather Lenz attraverso video, interviste e filmati. E così, tra un racconto e l'altro e tra un puntino e l'altro, piano piano scopriamo un artista, che ha combattuto da sempre contro la guerra e che con le sue opere ha in ogni modo cercato di “rendere il mondo più pacifico”. Da vedere.