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Kubo e la spada magica
Quando si citano le grandi case d’animazione USA difficilmente ci si ricorda della Laika, studio nato nel 2005 che ha collaborato a La sposa cadavere e realizzato film come Coraline e la porta magica e Paranorman.
Potrebbe rendere la Laika ancor più famosa il lungometraggio Kubo e la spada magica, realizzato in stop-motion come i precedenti titoli della casa.
Protagonista è un ragazzino che si prende cura della madre e si guadagna da vivere facendo il cantastorie e animando gli origami grazie al suono del suo magico strumento. Un giorno, però, si ritroverà a vivere una pericolosa avventura come quelle degli eroi dei suoi racconti.
A partire dall’ambientazione, il riferimento principale, sia dal versante visivo che da quello narrativo, è la tradizione giapponese, con personaggi che si rifanno al folklore nipponico. Colpisce soprattutto l’estetica – strepitosa l’animazione a passo uno – mentre il copione ha momenti prevedibili e riesce a stupire soltanto inizialmente e verso il finale.
La parte centrale va un po’ col pilota automatico, ma restano affascinanti le sfumature dark e le ambiguità psicologiche dei personaggi (la madre, in primis). Imperfetto, ma da vedere anche perché al giovane protagonista si potranno affezionare grandi e piccini.