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Killer Elite
Sgombriamo il campo da eventuali equivoci: questo di Gary McKendry, col Killer Elite di Sam Peckinpah non ha nulla a che fare, oltre all'omonimia. Se quella era una storia di spie e di ex-amici, questa è una storia di sicari e di colpi andati a male. Classici, tutti e due. Ma dove in uno si vedeva la mano (benché sinistra) di un maestro, qui è proprio la mano dell'esordiente a latitare.
La trama vede al centro Danny, un sicario che ha deciso di smettere e di rifarsi una vita con Anne. Ovviamente però non potrà, perché il suo amico Hunter è stato preso in ostaggio da un sultano per cui si era rifiutato di compiere un lavoro particolarmente pericoloso. Thriller dai veli spionistici, tra mercenari, forze speciali inglesi e schegge impazzite scritto da Matt Sherring, il film vorrebbe essere in un certo senso il lato grezzo e spericolato della Talpa.
Come nel film di Alfredson, anche in Killer Elite si muove un'umanità stanca e sfiduciata in un contesto storico - gli anni '80 - che paiono usciti dall'attualità con la depressione economica globale, la corsa al petrolio e le guerre sporche in Medioriente. Tolto però lo sfondo, il film resta nel novero del thriller tradizionale, tra vendette, sentimenti virili e sogni di vite impossibili, condite ovviamente da sparatorie, inseguimenti, scazzottate. Ma l'andamento episodico e rallentato scelto da McKendrick non aiuta il film né lo spettatore a trovare un cuore e un centro abbastanza affascinanti.
Tolte le annotazioni ideologiche (quanto poco credibili appaiono gli USA che accusano il Regno Unito di ambiguità e imperialismo?), resta un film del tutto incompiuto, che vorrebbe rilanciarsi di continuo e finisce per non partire mai e che soffre la mancanza di mano e occhio di McKendrick: tanto per l'azione mal ripresa, quanto per la suspense inesistente e persino per il lato umano che si limita alla solita donna lasciata sola. A Jason Statham basta una sedia a cui è legato per dare spettacolo e quella di Robert De Niro è più di una comparsata di lusso, ma il film non regge e non coinvolge. Facendo rimpiangere l'omonimo film di Peckinpah, ingiustamente sottovalutato, specie alla luce del film di McKendrick.