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Evan Rachel Wood in KAJILLIONAIRE, a Focus Features release. Credits Matt Kennedy / Focus Features
Sono trascorsi nove anni da The Future ma Miranda July non si è certo fermata: il cinema, per lei, è una parte del discorso, un pezzo di un’identità artistica composita e complessa. Kajillionaire (presentato in concorso ad Alice nella Città) conferma lo sguardo autonomo della regista e l’eccentrico umorismo su cui si edificano le sue storie fuori dall’ordinario. È passato al Sundance, ça va sans dire, e verrebbe da dire che ha tutti i pregi e tutti i difetti del tipico film presentato nel tempio del cinema indipendente americano.
Siccome non siamo ragionieri chiamati a calcolare pro e contro dell’operazione, basterà sottolineare quanto – forse senza consapevolezza – rispecchi la formula della commedia indie: personaggi strambi, situazioni bizzarre, colori pastello, musica vintage, coming of age come quintessenza del racconto. Niente di male e anzi abbastanza piacevole, ma è difficile restare sorpresi di fronte a un film che si rivela quasi sempre secondo le attese, anche quando costeggia un côté surreale di cui però non si incarica fino in fondo.
Tuttavia, in fondo, il film è già tutto nei personaggi: una famiglia scapestrata che sembra trascendere il tempo, piena di un passato che non conosciamo (e July fa bene a lasciare spazio alle nostre congetture: come hanno fatto a ridursi così?) e incapace di offrirsi un futuro dignitoso. Ne coglie un presente che potrebbe essere passato e futuro, indaffarati – come sono e sempre sono stati e magari ancora saranno – a imbrogliare il prossimo, raccattare qualcosa per non morire di stenti, procrastinare gli impegni economici.
I genitori sono Richard Jenkins e Debra Winger (è sempre bello ritrovarla): bugiardi per sopravvivenza, disonesti per consuetudine, opportunisti per dovere, anafettivi senza rendersene conto. La figlia è Evan Rachel Wood: si chiama Old Dolio (si può battezzare una neonata “Old”?) in omaggio a un clochard fortunato, ha i capelli lunghissimi come la madre e lo sguardo disadattato del padre, addestrata sin da piccola alla frode. Ha ventisei anni, potrebbe averne quattro (mai un regalo per il compleanno, quindi è come se non fosse mai cresciuta) come settanta (non c’è l’ipotesi di una speranza nel suo agire, solo l’evidenza dell’oggi e l’eredità del fallimento).
(da sinistra a destra) Evan Rachel Wood, Debra Winger e Richard Jenkins in KAJILLIONAIRE, a Focus Features release. Credits: Matt Kennedy / Focus FeaturesLa loro è una relazione tossica, con la figlia in chiaro svantaggio rispetto ai genitori: solo chi ha una relazione del genere può accettare un destino che li vede impegnati a togliere la schiuma da una parete per scongiurare il crollo del palazzo. Una dipendenza da cui dovrebbe fuggire quanto prima: per sua fortuna s’imbatte in Gina Rodriguez, ragazza rigogliosa e sveglia scelta come bersaglio di un ennesimo raggiro che si rivelerà complice del percorso di riappropriazione di sé da parte di Old Dolio. Il dolore non manca in Kajillionaire, che racconta quello che è forse il primo tentativo di crescita di un personaggio incompleto.
July ci mette tenerezza e affetto nel seguire il cammino della protagonista verso l’emancipazione da due adulti che pur non essendo “cattivi” sono responsabili di un blocco: servirà un “Big One” (è il versante fantastico del film) per rigenerarsi, mentre la terra trema. Fluido e prevedibile, Kajillionaire vale soprattutto per il finale stratificato, spiazzante ma non inatteso, che apre Old Dolio alla possibilità di una vera vita.