Sardegna, cemento e mare. Jimmy, 17 anni, buttati. Tra sassi e lattine di coca, combriccole di vitelloni, tramonti al porto. Odia famiglia e fabbrica. Frequenta una ragazza e il letto di una prostituta. Finisce in giri strani, tenta una rapina. Arrestato, passa dal carcere minorile di Quartucciu alla "Collina", comunità gestita da un prete di frontiera e da volontari. Ma né l'esempio dei compagni né la dedizione di Claudia, l'assistente sociale, piegheranno diffidenza e propositi di fuga. Dopo i boxeur ai margini di Pesi leggeri, la rabbia giovane di Jimmy della Collina, un Antoine Doinel alla cagliaritana. Pau conferma la predilezione per le periferie umane, adattando un romanzo di Massimo Carlotto. L'intento è la denuncia, l'approccio intimista. Il regista sardo gira dentro una vera comunità, gli attori - ad eccezione degli intensi Nicola Adamo e Valentina Carnelutti - provengono da un centro di rieducazione, ma i "cortocircuiti realtà/finzione" finiscono qui. La m.d.p. forza i confini di genere (carcerario), la fotografia è impressionista, lo sguardo autoriale e sbilanciato sulla persona. A fuoco ci sono i cocci di un'anima spezzata tra desideri di evasione (il controcampo del mare) e ribellioni senza oggetto. Frammenti che segnano anche il procedere narrativo e stilistico del film, con la cronaca interrotta dal sogno e il realismo che scivola spesso nella parentesi lirica. Fino a sfiorare l'estetismo.
Jimmy della Collina
La rabbia giovane di Pau tra realismo e parentesi liriche. Una denuncia con stile con un occhio a Truffaut
24 aprile, 2008