Un controllo di routine, un check-up per riconfermare a se stesso che va tutto bene. Un elettrocardiogramma che, lasciato a metà, inciderà drasticamente sul suo cuore.
"Come si sente?"
- "Bene."
- "Io no, mio marito mi tradisce."
- "Mi dispiace per lei."
- "Mi tradisce con sua moglie."
Lei (Franziska Petri) è la cardiologa, lui (Dejan Lilic) il paziente: da quel momento la vita dell'uomo è condizionata da questa ossessione, l'ipotesi di un tradimento che, poco a poco, assumerà i contorni di un nuovo, letale innamoramento.
Dalla Russia con amore, e dolore: Kirill Serebrennikov torna in Laguna (nel 2009 portò in Orizzonti Il bacio del gambero, episodio di Korotkoe zamykanie / Cotti d'amore) e apre il concorso di Venezia69 con un dramma della gelosia dai risvolti - solo sulla carta - imprevedibili. Cattura lo sguardo con soluzioni estetiche notevoli (l'improvviso incidente alla fermata dell'autobus, la scena di sesso con conseguente caduta nel vuoto), affidando ai movimenti di macchina e alle luci (enorme il lavoro con quelle naturali) di Oleg Lukichev il metro di un incedere che attraverso ellissi e silenzi non lascia indifferenti: peccato però che lungo il cammino il racconto si inceppi, la forza delle immagini inizia a perdere di senso di fronte a risvolti francamente forzati, dettati da un compiacimento che finisce per dilatare sensibilmente il film, creando un girotondo di situazioni (morte - nuovi consorti - finalmente amanti - da "osservatori" a "osservati") più inverosimili che funzionali. "Tradendo" in qualche modo le stesse premesse dell'opera.