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L'uomo che pulisce - Foto Loris Zambelli
Dalla nebbia all’abisso. Donato Carrisi, dopo La ragazza nella nebbia e L’uomo del labirinto, porta sullo schermo il suo romanzo Io sono l’abisso (edito da Longanesi).
Diciamolo subito, sono gli attori a fare la differenza, oltre al lago: il primo film di genere della casa di produzione Palomar è stato infatti girato in una location davvero suggestiva, ovvero sulle rive del Lario con il supporto della Lecco Film Commission.
Dunque, contravvenendo il veto del regista che in conferenza stampa aveva chiesto ai giornalisti di non scrivere i nomi degli interpreti di questo thriller, questa volta (a fin di bene e per dovere di cronaca, e soprattutto nella convinzione che questo “effetto non sorpresa” possa invogliare il pubblico ad andare al cinema) ve li diciamo. “L’uomo che puliva”, “La cacciatrice di mosche” e “La ragazzina con il ciuffo viola”, così chiamati nel libro di Carrisi, qui sono rispettivamente: Gabriele Montesi, Michela Cescon (al suo secondo film con il regista dopo essere stata la poliziotta ne La ragazza nella nebbia) e Sara Ciocca.
Insomma non più i grandi nomi dei suoi precedenti film interpretati entrambi da Toni Servillo, affiancato ne L’uomo del labirinto persino da Dustin Hoffman, ma altrettanto eccezionali, direi ancora più bravi (soprattutto la Cescon che si conferma un'attrice davvero talentuosa), nel ritrarre le luci e le ombre di questi personaggi tinti di grigio. In realtà non è poi un così grande spoiler visto che si possono benissimo vedere nel trailer, nella vecchia locandina e nelle foto del film. Sta di fatto che di insolito qui non c’è solo questa scelta promozionale, ma la storia stessa.
E questa volta la non ordinarietà la condividiamo appieno e anzi la apprezziamo perché Io sono l’abisso non è il solito thriller. Lo scrittore che aveva dichiarato: "Io scrivo per immagini, come se in mano non avessi la penna, ma la macchina da presa", rivoluziona il genere virando verso il dramma e facendoci provare compassione non solo per il serial killer, ma spostando la nostra attenzione dalla detection ai sentimenti umani.
A grandi tratti questa è la trama: il braccio di una donna viene rinvenuto dal lago. Una ragazzina che ci si getta dentro. Un serial killer decide di aiutarla. Una matta alla ricerca di questo mostro. Con questi elementi Carrisi ci porta dentro l’abisso e compone la sua storia misteriosa. Ma il mistero entusiasma relativamente. Il motore trainante non è il solito omicidio sul lago (stile La ragazza sul lago di Andrea Molaioli, per citare uno dei tanti film con questi ingredienti) e la relativa indagine che si porta dietro, ma è lo stato d’animo del “mostro” che non è poi così mostruoso.
E degli altri personaggi. È proprio questa rivoluzione di prospettiva, copernicana, a rendere l’abisso non solo insolito, ma attraente.