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Una scena di Io, Arlecchino
Raggiunto all’improvviso da una telefonata che gli comunica il ricovero del padre in ospedale per un improvviso malore, Paolo Milesi, conduttore di un talk show televisivo pomeridiano di successo, lascia Roma e torna nel suo piccolo centro in provincia di Bergamo. Giovanni, il padre, è attore dalla lunga carriera, impostosi soprattutto recitando nella tradizionale maschera di Arlecchino. Inutilmente Paolo cerca di convincerlo a mettersi a riposo. Dopo qualche contrasto, Roberto si appresta a tornare in scena ma non regge ad un nuovo attacco e muore. Ora Paolo è di fronte ad un bivio, perché il suo nuovo spettacolo televisivo a Roma deve partire. Scegliere il lavoro o la custodia delle tradizioni legate al padre?.Affermatosi alla fine degli anni Novanta come uno dei giovani attori più interessanti (Ecco fatto, L’ultimo bacio, due titoli di Gabriele Muccino, Le rose del deserto, ultimo titolo di Mario Monicelli) alcune fiction quali David Copperfield, Anita Garibaldi) Giorgio Pasotti completa ora un percorso a 36° gradi, proponendosi come attore e regista insieme a Matteo Bini.
Su un soggetto di Elisabetta Sola, Maurice Caldera e lo stesso Bini, il copione affronta argomenti semplici ma per niente facili da articolare sotto il profilo narrativo. Si parla delle insidie del successo, delle lusinghe dello star system televisivo, della presenza/assenza del padre come monito a non dimenticare, anzi a lavorare per non far perdere il ricordo di un patrimonio collettivo di cultura, saggezza, dedizione professionale. Il racconto si dipana con misura e grazia, attento a evitare le insidie di qualche scivolata retorica. Girato in esterni nelle valli bergamasche con immagini di bel nitore cromatico, il film ha momenti di suggestiva emozione e di vivido realismo tra cronaca e poesia. Se Giorgio Pasotti è un Arlecchino mimeticamente diviso tra finzione e realtà, capace di far credere possibile l’impossibile monologo recitato in diretta davanti alla telecamera del programma tv, accanto a lui meritano citazione in primo luogo Roberto Herlitzka, l’Arlecchino ‘storico’ sempre serio, dolce, impeccabile; e, accanto a loro, ci sono Lunetta Savino, Valeria Bilello, Lavinia Longhi. Gianni Ferreri, Eugenio De’ Giorgi, Massimo Molea.