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Mackenzie Foy e Matthew McConaughey in Interstellar © 2014 Warner Bros. Entertainment, Inc. and Paramount Pictures Corporation
"Spinti dalla fede incrollabile che la terra sia nostra", come dice l'austero Professor Brad (Michael Caine), gli uomini non si sono accorti che non è più così. La terra ci respinge, la sabbia ci invade. Inaridisce i campi, riempie i polmoni. Scompare il cibo. Interstellar di Christopher Nolan pone come premessa l'estinzione della specie, ma non è un film apocalittico come i tanti che si sono succeduti al passaggio del Millennio. Scritto a quattro mani con il fratello Jonathan, trascende la visione semplicistica del dualismo inizio-fine della vita e va assai oltre il racconto di fantascienza. Ambizioso, complesso, intimo e anche sentimentale nell'esporre ciò che anima le ansie dei personaggi, diventa poi un grandioso viaggio interstellare che trascende il tempo e lo spazio, portando a nuove, sterminate conoscenze.
La natura, dunque, ha chiuso i battenti, è finito il grano, rimane solo il mais, ma anche quello si sta esaurendo. Cooper, interpretato da Matthew McConaughey, un tempo pilota e ora padre vedovo e agricoltore - è divenuto il mestiere più prezioso - ricorda sull'uscio di casa come "un tempo alzavamo lo sguardo al cielo chiedendoci quale fosse il nostro posto nella galassia, ora lo abbassiamo preoccupati e intrappolati nel fango e nella polvere".
È in questa contrapposizione tra il grigio - l'aridità del fango - e lo splendore - il mistero della galassia - che Nolan inserisce nozioni scientifiche e immagini fantastiche, mentre con una buona dose di coraggio e disperazione Cooper, troncando dolorosamente il tesissimo rapporto con la figlia Murph, torna lassù, per darci almeno l'illusione di un futuro. Gli scienziati asserragliati in una NASA sotterranea discutono di viaggi spazio temporali, dei wormhole, dei buchi neri, del disordine creativo, delle catastrofi e della complessità. Ma si devono affidare all'istinto di un padre che tenta l'impossibile, pronto per solcare lo spazio, forare il tempo, cercare un pianeta e sopravvivere.
Per Nolan, una fantascienza "densa" che si gioca tutta sull'emozione, anche se i grandiosi panorami che accolgono, con molti pericoli, questi argonauti dello spazio sono entusiasmanti. Mentre per loro rimangono attive tutte quelle zone fragilissime quando davanti a sé si hanno la paura, la morte, il mistero, l'ignoto. Matt Damon, astronauta dato per disperso, le fa deflagrare.
Non ci sono, questa volta, monoliti neri all'alba dell'umanità o fluttuanti attorno a Giove, non c'è alcuna intelligenza esterna da cui prende forma una nuova umanità. Così Stanley Kubrick nel 1968 aveva immaginato nel suo 2001: Odissea nello spazio un viaggio oltre le stelle altrettanto epico, che culminava nella messa in questione della razionalità umana incapace di portare progresso e pace se non illuminata da quella aliena, riducendo il ruolo del progresso a un semplice dono seminato non casualmente nella storia da altre forme di intelligenza.
Andrei Tarkovskij soltanto tre anni dopo circoscriveva il cosmo a una dimensione morale: in Solaris l' "oceano pensante" di quel pianeta non era nemmeno più una forma "altra" di vita, ma quasi una proiezione stessa della psiche umana. Il viaggio questa volta era una metafora religiosa in cui l'uomo diventava la sintesi, la ragione trovava il suo limite nella forza spirituale.
Interstellar si affianca con un debito ideale a questi due importanti progenitori cinematografici, ma esclude un "loro" extraterrestre e riconnette tutto al "noi" di uomini e donne liberi. Liberi prima di tutto di amare.
Sconvolgendo le regole, Nolan mette in bocca la verità del film proprio allo scienziato: "L'amore è l'unica cosa che trascende dal tempo e dallo spazio". Un atto di grande fiducia nella nostra capacità di scegliere e di rischiare. Che tutti i protagonisti affrontano nella loro esperienza terrestre o spaziale, ma in cui è la presenza femminile quella che determina la sopravvivenza: Anne Hathaway, biologa coinvolta nel periglioso viaggio, e Jessica Chastain, Murph adulta, divenuta la chiave di volta tra terra e altrove, in un tempo che quasi cessa di esistere, di cui cui si scoprono i segreti.