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Innocenti bugie
Quando abbiamo rischiato di non rivederlo più nei panni di Ethan Hunt - a giugno la lavorazione di Mission Impossibile 4 era quasi naufragata - i motivi non erano quelli sbandierati dai giornali. Gli incassi americani di Innocenti bugie (deludenti) non c'entravano nulla. Neanche il più temerario capoccione della Paramount avrebbe potuto cacciare Tom Cruise pensando di fare un affare. Come sostituirlo con una star altrettanto gradita ai fan, e liquidare l'attore che è anche produttore del progetto? Probabile invece che il tentennamento fosse stato suo. Con che faccia avrebbe ripreso quel personaggio invincibile e senza macchia quando questi viene spernacchiato in Innocenti bugie?
Senza la sua ridicola esibizione del resto, la spy-comedy di Mangold - una specie di True Lies, ma più incline al cazzeggio - sarebbe stata inqualificabile. Prova ne sia che la temporanea uscita di scena del nostro - a circa metà del film - provoca effetti nefasti sul moto con brio dell'operazione. La Diaz non è all'altezza, lo script indeciso e sconclusionato, il cast di contorno (Paul Dano, Viola Davis) lasciato in panchina, la regia un po' a disagio (come se il cinema di Mangold non potesse prescindere da una deriva seriosa). Ma Cruise che zompa da una macchina all'altra, schiva pallottole, ci dà di cazzotti e mitraglia senza rovinarsi mai né piega né sordidi sorrisi, che spasso!
Non c'è bisogno di aspettare Les Grossman per sapere che è lui l'odierno King of Comedy di un'America capace di trasformare gli eroi di ieri nelle barzellette di oggi.
E pensare che da noi non è bastata una vita a fare l'inverso...