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Indivisibili di Edoardo De Angelis
Fianco a fianco, letteralmente, Viola e Dasy (le esordienti Angela e Marianna Fontana) cantano ai matrimoni e alle feste. Grazie alle loro esibizioni, le gemelle siamesi danno da vivere a tutta la famiglia: in primis al padre "impresario" Peppe (Massimiliano Rossi), che però poi quei soldi se li gioca al videopoker, poi alla mamma Titti (Antonia Truppo), insoddisfatta e strafumata, infine allo zio Nando (Marco Mario De Notaris) e a Nunzio (Tony Laudadio).
La vita, lungo il litorale domizio, scorre sotto il segno di questa "normalità" per le due ragazze, da poco maggiorenni, che accettano per inerzia anche di essere sfruttate a fini "taumaturgici". Saranno due inaspettati incontri - con un famoso agente (Gaetano Bruno) e con un chirurgo convinto di poterle dividere (Peppe Servillo) - a dare un'improvvisa scossa alle loro esistenze.
Dopo Mozzarella Stories e Perez, Edoardo De Angelis porta sullo schermo un film sulle difficoltà della separazione. Per farlo, utilizza la cifra della sceneggiata napoletana in chiave antirealista, puntando molto su scelte estetiche forti e definite, anche sottolineate dalle sempre splendide musiche originali (e le già note Mane e mane e Tutt'egual song' 'e criature) di Enzo Avitabile, oltre all'innegabile vitalità delle gemelle Fontana, alle quali ovviamente chiede moltissimo e, per questo, vanno loro perdonati alcuni eccessi.
Ma è una questione, quella dell'eccesso, che finisce purtroppo per caratterizzare il film nella sua seconda parte, quella che dalla presa di coscienza conduce alla (non facile) risoluzione: seppur attraverso dinamiche che potrebbero definirsi "oniriche", si pensi alla sequenza sul lussuoso panfilo dell'agente (che si chiama Marco Ferreri, chissà perché...), popolato da freaks di ogni sorta, passando per un (quasi) annegamento per arrivare poi ad un tentativo di suicidio, Indivisibili rischia lungo il cammino di "dividersi" dallo spettatore. Chiamato a non perdersi nelle acque dell'esagerazione.