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Incontri d'amore
Rimaniamo piacevolmente stupiti nel rilevare che il film dei fratelli Larrieu, possa lasciare spunti di discussione, riguardo la leggerezza e il piacere della messa in scena di un tema spesso complesso e arduo, schivando i facili moralismi. Le pregiudiziali verso una certa commedia alla francese, d'essai e d'esportazione, tutta giocata sui dialoghi in punta di fioretto, vanno messe da parte. Ce ne sarebbero i presupposti materiali, una Sabine Azema reduce dagli ultimi film musicali di Alain Resnais e Daniel Auteuil che passa dalla pellicola di Haneke alle commedie di Veber, ma i Larrieu sanno che nel terreno della morale quando si tratta di usi e costumi prestabiliti, c'è poco da scherzare. Così, pur nella levità del tocco e della confezione, la vicenda di Madeleine e William, lei pittrice che trova l'ispirazione artistica e la vecchia fattoria nel Vercors da ristrutturare per viverci, lui che placido l'asseconda, diventa enunciato paradigmatico di una visione panica dell'essere umano che difficilmente si tenta di filmare. Piacere e paura del conosciuto, ma mai provato, si mescolano, in questo changez la femme bucolico con il sindaco del luogo (Sergi Lopez, con gli occhiali neri da non vedente) e rispettiva signora. Iniziazione alla pura natura delle sensazioni dell'esistenza che giace nel profondo di ognuno di noi, senza mai traboccare oltre il limite consentito della visione x-rated. Niente tradimenti amorosi, niente livore, niente gelosia omicida, niente crisi sentimentali per questa (e queste) coppie nell'età di mezzo della vita che in Incontri d'amore riescono a godere di una sensazione erotica liberatoria e nuova. E i Larrieu non vogliono nemmeno imporre giudizi morali o soluzioni universali, ma solo mostrare l'evoluzione del sentire con estremo pudore. Davvero, non è risultato da poco.