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Incompresa
Incompresa. Asia Argento, la bambina protagonista o quest'opera terza da regista? Dopo Scarlet Diva (2000) e Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (2005), Asia Argento porta a Cannes, sezione Un Certain Regard, un dramedy, direbbero gli americani, sceneggiato con Barbara Alberti, Incompresa.
1984, Aria (Giulia Salerno) ha 9 anni, e i genitori (Charlotte Gainsbourg e Gabriel Garko) che si stanno separando. La famiglia è allargata, meglio, slabbrata: due sorellastre, papà e mamma che non se le mandano a dire, Aria nel mezzo le prende tutte, è sballottata, allontanata, rifiutata. Sì, un pacco postale sgradito. Il padre è un attore belloccio, popolare, “cane” (copyright Gainsbourg) e molto superstizioso, la madre musicista, anche lei con più di qualche rovello interiore che non riesce a tenere dentro: il compagno se ne va di casa, e avanti un altro, più di un altro (uno è un rozzo, parvenu Gianmarco Tognazzi, per casa gira anche Max Gazzè). Ora Aria ha due case, ma nessuna casa dolce casa: la bulimica figlia del padre non la può vedere, mamma parte In “luna di miele”, la piccola fa il pendolo, attraversando la città, Roma, con una sacca a strisce e un gatto nero. Testerà anche la notte, all'addiaccio, con gli emarginati del caso, ma se a scuola perderà la grande amica forse troverà l'amore… Ottimi gli interpreti: dopo la cura Lars von Trier, la Gainsbourg è una garanzia borderline, Giulia Salerno è perfetta, Garko fa Garko e, dunque, funziona. A segno anche la colonna sonora, ovvero la quinta colonna del film: invasiva, enfatica ed empatica, la firmano Asia, Brian Molko (il leader dei Placebo), James Marlon Magas, Gilles Weinzaepflen, Justin Pearson, Luke Hensahw e Gabrile Serbian, chapeau.
Poeticamente, il ping pong tra realtà autobiografica e finzione è giocato intimamente, con la necessaria leggerezza, più di un tot di ironia e “disimpegno”, la persistente ambiguità nel romando di (de)formazione di Aria: ci fa o ci è Asia Argento con lei? Nessuna risposta univoca, tanto meglio. Certo, una ragazzina sola al parco la notte: qualche genitore sussulterà…
Dunque pollice su per Incompresa, ma non del tutto: nel coming of age di Aria/Asia non c'è evoluzione psicologica, ambientale, narrativa, lasciamo la bambina come l'abbiamo conosciuta, o giù di lì. E lo stesso vale per i familiari: ebbene, il “coming” dov'è? Arriverà un colpo di scena per “sollevare” il film, ma dopo tanta pianura trovare l'Everest pare esagerato, incongruo: dà nell'occhio, ma non al cuore. O abbiamo compreso male?