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Incastrati. (L to R) Salvatore Ficarra as Salvo, Valentino Picone as Valentino in episode 101 of Incastrati. Cr. Dario Palermo/Netflix © 2021
Non diciamo niente di nuovo sottolineando l’intelligenza e l’acume di Ficarra e Picone, coppia comica che negli anni è stata capace di tradurre l’origine cabarettista ai tempi e agli spazi del cinema, con narrazioni mai accomodate sui noti cliché anzi non di rado ambiziose.
Come in quello che a tutt’oggi resta il loro risultato più maturo – L’ora legale, commedia politica e sulla politica connessa sul presente – anche in Incastrati i due continuano a raccontare la Sicilia e le sue contraddizioni non eludendo l’ingombro mafioso, facendone oggetto di satira e dileggio senza minimizzarne gli effetti devastanti sulla comunità.
Con il Pietro Germi siculo rivendicato quale nume tutelare pur con il grottesco in sordina, incrociano la commedia con il crime, cioè leggendo il genere che costituisce una delle rappresentazioni più scontate e frequenti di quella terra alla luce di uno sguardo ironico quanto autoironico.
Al debutto nella serialità (6 episodi per Netflix), Ficarra e Picone giocano la serialità stessa, mettendo in scena personaggi segnati dalla fruizione compulsiva dei crime televisivi, come a voler offrire agli spettatori – un pubblico popolare e generalista – una sorta di rispecchiamento per veicolare il coinvolgimento. In una storia, peraltro, che davvero si pone come la disavventura di due poveri cristi che non hanno niente di eccezionale, proprio a significare quanto l’incontro con la criminalità possa far parte del quotidiano.
I protagonisti sono amici e cognati, titolari di una ditta di vendita e riparazioni di piccoli elettrodomestici, l’uno energico e pasticcione con moglie volitiva (Ficarra) e l’altro pacato e prudente che vive ancora con la mamma (Picone). Chiamati per un intervento a domicilio, scoprono il cadavere del proprietario riverso nella vasca da bagno: cercano di scappare dalla scena del crimine ma si mettono sempre più nei guai, tra colpi di scena imprevedibili ed equivoci rocamboleschi.
Incastrati. (L to R) Salvatore Ficarra as Salvo, Valentino Picone as Valentino in episode 102 of Incastrati. Cr. Dario Palermo/Netflix © 2021È tutto racchiuso nel titolo, Incastrati. Narrativamente, certo: i protagonisti devono uscire dalle maglie di un trappolone e si ritrovano costantemente senza via d’uscita. Nulla da dire sulla resa dei due attori: la chimica si riconferma, la complicità è rodata, il brio non manca.
Un affiatamento di cui – come si è visto anche nel citato L’ora legale – si giovano anche i valorizzati comprimari, su tutti l’infallibile Leo Gullotta come procuratore e Tony Sperandeo nei panni di Cosa Inutile, un vecchio mafioso che ha dovuto rinunciare al sogno di essere boss diventando un gregario in conflitto con se stesso (eppure…).
Ma a essere incastrati sembrano proprio i due autori, che sembrano dilatare il concept di un film mancato, espandendo non senza qualche fatica una narrazione che forse avrebbe giovato di una maggiore compattezza e di un ritmo più concitato.
Poi, d’accordo, ci si diverte con i mafiosi ridicoli benché pericolosi, le gag surreali con i frati e le apparizioni dell’autoritaria mamma di Picone. Ma sembra mancare qualcosa, come se non avessero voluto incaricarsi completamente del portato comico (e nero) che esplode nella prima puntata preferendo prima il passo di una commedia più stemperato e, forse troppo tardi, il colpo di coda dell’amarezza.