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In questo mondo libero
Londra, migranti, in gran parte clandestini, boss di strada, agenzie per l'impiego temporaneo: un mondo a parte, in cui entra Angie, 35enne, segnata ma non affossata dalla vita, un figlio a carico, energia e ambizioni a lungo sopite. Dopo l'ennesimo licenziamento, con la coinquilina Rose, decide di aprire un'agenzia per la selezione del personale, ma sarà selezione della specie...
E' questo il "mondo libero" esplorato da Ken Loach in It's a Free World... (In questo mondo libero) in concorso alla 64ma Mostra di Venezia, dove ha ottenuto l'Osella per la sceneggiatura di Paul Laverty. Un mondo in cui l'economico non è più un miracolo, bensì flessibilità, globalizzazione, doppi turni ed emarginazione. La scia di questo nuovo film è lunga e peculiare alla filmografia del regista inglese: Bread and Roses, Un bacio appassionato, Paul, Mick e gli altri, alcune delle precedenti tappe di un percorso socio-economico nelle pieghe e piaghe del lavoro contemporaneo. Percorso nutrito di passione, forza civile, moniti politici, demagogia talvolta, ingenuità più spesso.
Qualità e meno che mutatis mutandis ritroviamo qui. Loach apre l'obiettivo sulla metropoli ai margini, in cui la guerra tra londinesi e immigrati è guerra tra i poveri, sempre e comunque. Nel mezzo un lavoro indefinibile e indefinito, precario se non labile, frantumato e ricostruito tra macerie private e rovine del sistema socio-economico. Loach osserva e riflette, racconta, facendo sentire la propria presenza, ma senza sovrapporsi alla storia, evitando di oscurarla con la mole, generosa ma pesante, del suo excursus autoriale. Certo, non mancano ingenuità di superficie: migranti senza Inglese che si fanno linguisticamente scaltri in quattro e quattrotto, aporie e incongruenze nel privato di Angie.
Ma è poca roba: Loach continua a lottare, ripercorrendo le sue stesse orme, ma allineandole sulla nuova (in) rotta dell'universo-lavoro attuale, di cui non inquadra più gli sfruttati, ma gli sfruttatori. Pensa al pane, ma riesce ancora a coltivare le rose. Anche se dopo sette anni - Bread and Roses è del 2000 - il mondo è meno libero. E l'avidità anche donna...