Una delle caratteristiche distintive del cinema documentario è che per analizzarlo non ci si può fermare alla compiutezza dell'opera, del film, ma ci si deve inevitabilemente interrogare pure su una serie di dinamiche che ne superano i margini. Ross McElwee è un rodato regista filmaker nato e vissuto negli Stati Uniti, alle spalle una filmografia di più d'una dozzina di titoli, un'esperienza di quasi trent'anni nel cinema e nella produzione televisiva. Un giorno, d'accordo con la moglie, decide che al figlioletto manca la compagnia d'una sorellina. Così inizia l'epoepa che per circa due mesi terrà la famigliola "prigioniera" del Paraguay, il paese natale della piccola neonata prescelta. McElwee mostra tutto il suo talento nel costruire una narrazione avvincente e compatta muovendo da una permanenza in terra straniera trascorsa tra la noia e l'esasperante inerzia coatta. La vicenda portante è la lotta impari contro la barocca burocrazia paraguayana, alla quale McElwee affianca le osservazioni dei giochi e delle illuminanti rivelazioni del figlioletto, e il bollettino sull'altelenante umore della moglie, provata più di tutti dalla quest infinita: a metà film il regista introduce il filone della riflessione storico-antropologica. "Il Paraguay appare ben misero paese: quale sarà il terribile passato che ne motiva, oggi, l'invincibile miseria?" si chiede McElwee. La risposta alla quale approda dopo aver letto e ricercato molto, riempiendo i lunghi giorni dell'attesa d'una firma del giudice per i minori, è che le tristi gesta di sanguinari dittatori o meschini governanti hanno condotto il Paraguay alla rovina di oggi. Il film fila dritto e teso dall'inizio fino alla fine; ma lo sguardo che McElwee pone sulle cose attorno, sui volti delle persone (sorridenti nonostante la vita in luridi tuguri) e sulle loro vite è intollerabilmente orientato dall'alto verso il basso, mosso da una presunta superiorità, di volta in volta economica, politica (la sacra democrazia statunitense), sociale e culturale. La lucidità nel ritrarre alcune manifestazioni eloquenti del figlio, geloso della nuova arrivata, la capacità di sintetizzare in un'affilata inquadratura la grottesca illogicità della burocrazia paraguaiana e altri felici momenti non salvano una proterva operetta a metà tra il diario di viaggio e l'indignato pamphlet.