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In Bruges
Danni collaterali. Se c'è un'arma da fuoco, si invada l'Iraq o si faccia il sicario, vittime più innocenti di altre ci stanno sempre. Lo sa bene la strana coppia Brendan Gleeson/Colin Farrell, "gemelli diversi" e assassini a pagamento. Il secondo per il secondo film consecutivo dopo Sogni e delitti di Woody Allen si trova ad ammazzare per interesse e poi pentirsi. Anche perché questa volta ci va di mezzo un bambino. Quella maledetta pallottola vagante vale ai due una vacanza a Bruges, ultima gentilezza del loro capo (un ottimo e straniato Ralph Fiennes) prima che il più giovane venga punito. Gleeson è colto e gentile, Farrell sfrontato e poco incline alle buone maniere. Il primo adora Bruges, il secondo la odia. Almeno finché non trova la bella Clemence Poesy. Vi sembra un noir sentimentale? Lo è, ma è soprattutto una commedia dark e dissacrante con nani e ballerine (letteralmente), scazzottate e sparatorie decise a tavolino, dialoghi da antologia. Martin McDonagh, teatrante di razza e Oscar per il miglior corto con Six Shooters, sa (far) ridere con sangue, morte e politicamente scorretto come pochi altri. Umorismo proletario (papà operaio edile, mamma donna delle pulizie) di un regista raffinato.