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Ilary
Normalmente la parodia arriva dopo l’opera che la ispira. Ma, in questo caso, sembra che Valentina Barbieri (giovane comica la cui imitazione di Ilary Blasi è divenuta un appuntamento fisso del GialappaShow) abbia previsto l’intero andamento (e pure i personaggi) di Ilary, la nuova produzione che Netflix dedica a colei che i fan chiamano “regina di Roma”, i detrattori “ex letterina” e i tifosi della Maggica “ex moglie di Francesco Totti”. Confezionata dallo stesso team di Unica (ovvero Tommaso Deboni alla regia e Peppi Nocera e Romina Ronchi – coadiuvati da Ennio Meloni e Jacopo Ghirardelli – alla scrittura), la docu-serie si propone, in teoria, di mostrare Ilary Blasi post divorzio “come non l’avete mai vista: autentica, brillante e irresistibile, con il suo inconfondibile mix di ironia e fascino”.
In pratica, sarebbero stati più onesti se l’avessero chiamata Ilary fa cose e avessero diviso gli episodi in segmenti di massimo dieci minuti l’uno, contrassegnandoli con titoli come Ilary si lancia col paracadute (perché bisogna vincere le proprie paure), Ilary va fra i monti in bicicletta (e fa pipì en plein air per dimostrarci che è umana e scappa pure a lei), Ilary cucina, Ilary va a farsi leggere i tarocchi, Ilary torna a “recitare” (da bambina, è apparsa in alcuni film e ora sogna una chiamata di Muccino), Ilary vola in Giappone (ospite del festival Italia, Amore mio!), Ilary fa un corso di coccole e Ilary si iscrive a Criminologia (in quanto super fan di Chi l’ha visto?). E no, le ultime due attività non sono nate dalla fantasia di Valentina Barbieri che, a questo punto, potrebbe far evolvere la sua Ilary in una sorta di Roberta Bruzzone all’amatriciana.
Un’ipotetica Blasi True Crime sarebbe di sicuro più divertente di questo discutibile tentativo di trapiantare nella penisola italica la formula che ha reso multimilionario il clan Kardashian-Jenner, ovvero celebrare la propria vita a favore di telecamera, cercando una relatability (di fatto inesistente) con chi guarda, beandosi dell’attenzione continua e bollando qualunque critica come “frutto dell’invidia”.
In un’epoca che, complice la bulimia mediatica da social, si ostina a scambiare il reality per documentario, Ilary si muove nel solco di Unica, che già era un lungo monologo senza contraddittorio, spinto da una sicurezza ai limiti dell’arroganza e privo di qualunque interesse non legato al gossip. Insomma, o si fa parte di coloro che si beano di regolari immersioni nel trash nostrano (ognuno ha i propri gusti e non c’è nulla di male, a patto di essere consapevoli che la carta stagnola non è foglia d’oro) o si soccombe davanti al profluvio di contraddizioni, che vanno dalla presunta autenticità sbandierata con trucco e parrucco da studio televisivo (il turpiloquio non conta, perché volgarità non significa naturalezza) alla rivendicazione del pressapochismo come stile di vita, salvo possedere la magica dote di riuscire a cavarsela in tutto dopo aver ribadito di non essere portata, di odiare lo sport, di essere pigra, eccetera. Oltre il nulla siderale, ci sono solo la beatificazione e l’incrollabile sorriso di chi ribadisce che, nonostante le difficoltà, la vita “è una festa”.
A decantare le doti di Ilary, insieme a madre, nonna, sorelle e amici (fra cui Michelle Hunziker), non manca l’attuale fidanzato Bastian Muller, il cavaliere che si è invaghito della nostra eroina senza sapere chi fosse (galeotta fu la lounge dell’aeroporto) e ha smentito ogni preconcetto sulla presunta freddezza teutonica, rivelandosi un compagno dolce e premuroso, capace di farla sentire nuovamente “unica” senza bisogno di scriverlo su una maglietta.
Al netto dei comunicati che promettevano una testimonianza esclusiva, il compito di Herr Muller è quello di apparire ogni tot per sottolineare quanto la sua amata sia bellissima, speciale, affascinante, divertente, forte, solare, resiliente e determinata: una continua fonte di ispirazione per chi le sta accanto. Alla fine dei conti, conosciamo la formula: lei può essere tutto ciò che vuole. Lui è solo Bastian.