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Il vangelo secondo Mattei potrebbe far pensare a una crasi cinefila da incubo tra Francesco Rosi e Pier Paolo Pasolini. Si tratta in realtà del lungometraggio d’esordio della coppia Antonio Andrisani e Pascal Zullino, qui alle prese con l’ambizioso tentativo di fondere, all’interno della propria opera, riflessione d’autore, l’omaggio inevitabile al grande cinema del passato e la dissacrante energia della commedia all’italiana. La storia di Alberto Rizzo, sgangherato regista a fine carriera, sa di già visto; tornato assieme al suo assistente in Basilicata, terra d’origine d’entrambi, Rizzo è intenzionato a girare nei pressi di Matera - set naturale in cui Pasolini girò nel 1964 il suo film su Cristo - una docufiction per infiammare il dibattito sulla presenza di raffinerie sul territorio e sul conseguente inquinamento ambientale. Per il ruolo di Gesù sarà infine scelto un sedicente attore che negli anni sessanta aveva interpretato una comparsa nel capolavoro pasoliniano.
La commedia è amara. Il riscatto sperato dai protagonisti - il regista, gli attori, la terra stessa, - è votato al fallimento. L’intera operazione, tuttavia, non riesce a scrollarsi di dosso un sapore di programmatico che inficia in parte la bella idea iniziale di far convergere e far confliggere storia del cinema, metacinema e l’ironia corrosiva tipica della commedia all’italiana. Così, se l’ambizione di Rizzo di voler realizzare un film d’inchiesta sembra voler parodiare la smania documentarista di molti cineasti italiani, dall’altra parte, tuttavia, l’impegno ecologista non riesce a spiccare il volo, indecisa tra seriosità d’approccio e la necessità di un umorismo lieve. Da segnalare, infine, la presenza di Flavio Bucci nel ruolo dell’attore, e il cameo di lusso di Enrique Irazoqui, l’indimenticabile Gesù secondo Pasolini del 1964.