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L’amante di un giovane imprenditore di successo viene trovata morta nella stanza di un albergo sperduto tra le montagne. Accusato di omicidio, l’uomo si dichiarerà innocente. Avrà 180 minuti per preparare la sua difesa insieme a una famosa penalista, nota per non aver mai perso una causa in vita sua.
E’ questo l’incipit dell’appassionante thriller diretto da Stefano Mordini (Pericle il nero, Acciaio) che vede protagonisti nei panni della coppia di amanti Miriam Leone e Riccardo Scamarcio. Un giallo perfetto che dà vita a tre versioni differenti della verità, tutte esattamente possibili in ogni particolare perché come dice l’avvocato (Maria Paiato) del giovane imprenditore: “sono i dettagli a fare la differenza”, e il regista questo ammonimento lo ha preso alla lettera.
Continui cambi di scena e di prospettiva. Tanti punti di vista plausibili. Un’ambientazione pazzesca nel cuore delle montagne del Trentino. Un buon cast composto tra gli altri anche da Fabrizio Bentivoglio. Tutto questo fa de Il testimone invisibile un bel film che sorprende nel panorama del cinema italiano dove i film di genere, soprattutto i thriller, difficilmente appassionano e inoltre raramente escono a ridosso delle vacanze natalizie. In realtà si distingue soprattutto per la sceneggiatura, scritta dallo stesso Mordini insieme a Massimiliano Catoni: non totalmente originale. Il film infatti è un remake dello spagnolo Contratiempo (2016) del catalano Oriol Paulo (proprio ora su Netflix) e l'aderenza con questa pellicola è quasi speculare (perfino l'acconciatura dell'avvocato è identica).
Insomma questo film, tutto giocato sul duplice binario dell'innocenza nella colpevolezza e viceversa, è anch'esso un doppio di qualcos'altro. Ma, mettendo da parte le origini, alla fine Il testimone invisibile con il suo enigma sulla dinamica dell'assassinio, un po' alla “Cluedo”, il gioco da tavola che riproduce l'atmosfera dei gialli, si rivela nel complesso una piacevole sorpresa.