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Il sindaco del Rione Sanità
Che senso ha oggi riportare in scena, via cinema, Il sindaco del rione Sanità di Eduardo? Il primo, via teatro, ovvero il NEST di San Giovanni a Teduccio, punta a calare, ancorare quel testo nel qui e ora napoletano, attraverso un gruppo di giovani attori indipendenti in cui spicca, nei panni di Antonio Barracano, Francesco Di Leva. Siamo qui nel territorio socio-antropologico, fine e mezzo di un’arte umana e umanista che interroga il nostro – il loro – stare nel tessuto sociale ancorché criminale: chi è Barracane oggi, chi potrebbe essere, e che ne è del suo salomoneggiare da “uomo d’onore” per dirimere tra “gente per bene e gente carogna”? Che cosa significa, oggi, ancora oggi chiedere a lui, e non allo Stato e chi ne fa le veci, di sciogliere casi e casini, di accomodare figli che vogliono uccidere padri, Rafiluccio Santaniello (Salvatore Presutto) il fornaio Don Antonio (Massimiliano Gallo)?
Dunque, come si può, come si deve attualizzare nel 2019 italiano, e non solo, il ricorso a una terzietà che si fa legge standone al di sopra e comunque a latere? Che cos’è la conciliazione, anzi, la riconciliazione, e dove - e se - la possibilità in-sindacabile di fare il Male può determinare il Bene?
Non è la prima volta che questo Eduardo si trasla oltre il palcoscenico, ovvero in televisione – 1964 e 1979 – con lo stesso De Filippo, e al cinema, nel 1996, con Anthony Quinn Barracano, ma nel caso di Martone, per la prima volta alle prese con l’Autore, si intuisce una traduzione che molto ha a che fare con il racconto audiovisivo odierno di simili temi a denominazione partenopea e indicazione criminale: sembra, Il sindaco del rione Sanità, la risposta teatrale alla serialità di Gomorra, un artificio uguale e contrario che riconsegna il potere alla parola sul gesto, alla riflessione sull’azione e, dunque, si vota al miracolo della scena anziché al miracolo dell’osceno.
Qui Martone vince la sua sfida, e noi con lui: che succede a Gomorra quando non è più – solo - Gomorra? Che succede al cinema quando il teatro ne disarticola la vocazione alla spettacolarità e lavora sull’intralcio dell’umano? Eduardo è vivo, Martone anche, e gli attori del NEST pure: Di Leva è superbo, fa di giovinezza novella autorevolezza. E che dire delle musiche di Ralph P? In Concorso a Venezia, piccolo e però grande.