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Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim
Il mondo creato da J. R.R. Tolkien più di settant’anni orsono ha talmente sdoganato il fantasy nell’audiovisivo da essere non solo ancora celebrato, ma da poter ancora proporre nuove forme ed espansioni di quello stesso universo narrativo ancora inedite da scoprire ed esplorare. C’è la serie Prime Video che da due anni a questa parte fa molto discutere e ora si aggiunge un film animato che guarda caso va ad approfondire qualcosa di solamente accennato nella trilogia cartacea e nelle sue appendici, La Guerra dei Rohirrim. Al cinema dal 1 gennaio 2025 distribuito da Warner Bros. Pictures.
Da questo momento non esiste più solamente il film animato del 1978 diretto da Ralph Bakshi, per molti scult trasformatosi in cult col passare del tempo, ma anche questa nuova incarnazione a metà strada tra Oriente ed Occidente. Ambientata 183 anni prima degli eventi della trilogia originale, la pellicola è una storia di vendetta che si perpetra nel corso degli anni nel Regno di Rohan, quello degli umani.
Al centro la faida secolare e il destino di due Casate, che avrebbero dovuto unirsi in matrimonio; poiché questo non avviene, per scelta di una delle due parti, si scatena l’ira dell’una nei confronti dell’altra, non riuscendo più a distinguere giusto e sbagliato e bisognosi di regolare i conti col destino.
Una storia vecchia come il mondo, potremmo dire. Anche quello fantastico ideato da Tolkien a cui si sono rifatti tanti successivamente, in primis George R.R. Martin col suo Trono di Spade. Incredibilmente, però, complice forse l’ambientazione più umana e meno fantastica di questa appendice, c’è un’atmosfera molto più vicina alla seconda che alla prima opera seminale citata - non mancano comunque le origin story di alcuni luoghi e personaggi che hanno reso celebre gli Anelli.
Ci sono le Case, gli intrighi di palazzo, i colpi di scena ed i voltagabbana dei vari protagonisti. C’è la società medieval-patriarcale in cui emerge la figura di Héra, la figlia di Helm Mandimartello, che diviene eroina tra due mondi, che prova a tutti i costi ad unirli piuttosto che a dividerli, come vuole invece fare Wulf, il figlio dell’altra famiglia, dilaniato (con tanto di cicatrice sull’occhio) dal dolore. Una storia di perdita e di elaborazione del lutto, in un ciclo di morte che sembra destinato a non avere fine. È proprio a livello narrativo che il film appassiona, coinvolge e mantiene alta l’attenzione del pubblico, fan o non fan della saga letteraria e cinematografica che si sia; questo nonostante una durata che, visto il linguaggio scelto, avrebbe potuto fermarsi prima.
Dove La Guerra dei Rohirrim zoppica è invece sulla parte più tecnica: il mix scelto di animazione in 2D per i personaggi, a contrasto coi fondali in 3D, salta subito all’occhio fin dalle prime sequenze e richiede un po’ di tempo di visione per abituarsi. Non solo: c’è un chiaro divario qualitativo tra le due tipologie utilizzate e la resa complessiva è quasi come se a volte facesse venire la voglia di distogliere lo sguardo su ciò che si sta vedendo. Al contrario della trama che invece tiene salde le redini della curiosità del pubblico per l’inquadratura successiva.
La regia di Kenji Kamiyama è abbastanza dinamica e funziona più nelle scene di combattimento che in altro tipo di sequenze, meno fluide; nel complesso mostra uno sforzo nel cercare di legare tutto in modo il più possibile coerente e coeso. Un insieme di strade già battute, tematiche già affrontate, caratterizzazioni dei personaggi che rimandano alla stessa trilogia cinematografica oltre che al gioco dei troni. Eppure una miscela ammaliante che ci fa venire voglia di sfogliare un’altra pagina animata. Questo è il potere delle grandi storie.