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La foto che ha segnato un’epoca, l’istante che è entrato nella Storia. Olimpiadi di Città del Messico, cerimonia di premiazione per i duecento metri, 1968. Sul podio: la saetta americana Tommie Smith (medaglia d’oro), il fulmine australiano Peter Norman (argento) e il connazionale di Smith, John Carlos (bronzo). I due statunitensi chinano il capo e alzano il pugno verso il cielo, lo stadio ammutolisce. Black Power (potere nero).
Il fotografo John Dominis, inviato per la rivista Life, rende quel momento immortale. La politica incontra lo sport, la dignità umana non abbassa la testa. Le Olimpiadi avevano rischiato il boicottaggio da parte di tutti gli atleti afroamericani, la tensione era alle stelle. Le proteste erano ovunque, il mondo stava cambiando. Negli Stati Uniti le persone di colore lottavano contro il razzismo, la discriminazione. Martin Luther King era stato assassinato a Memphis pochi mesi prima. La gente comune sfidava la polizia per le strade. Tutto si riassume in un unico gesto: tre uomini in mezzo a uno stadio, che dedicano la loro vittoria a un mondo migliore.
Il saluto è un documentario che segue le vite di Smith e di Carlos, dalla periferia al successo. Ma in particolare si concentra su Peter Norman, un bianco venuto da un altro continente, un campione dentro e fuori la pista. Si è schierato dalla parte dei diritti, non ha fatto distinzioni per il colore della pelle.
In pochi conoscono la sua vicenda, le conseguenze a cui è andato incontro, l’oblio a cui è stato costretto. Ma lui non si è mai arreso, ha cercato di mantenere il sorriso, di essere più forte delle istituzioni corrotte. Norman parla direttamente alla macchina da presa, al pubblico. Ci porta indietro di cinquant'anni, in un passato molto vicino al nostro presente. La paura del diverso, la convinzione di essere superiori.
Le immagini di repertorio si mescolano alle interviste, ai ricordi dei protagonisti: tre velocisti, tre amici, uniti nonostante la distanza. Harlem, l’Esercito della Salvezza, le differenze culturali: tutto si annulla quando si guardano negli occhi e scoprono di lottare per la stessa causa. Una vicenda di amicizia, di privazioni, di perdono. È stato un saluto di speranza, per smuovere le coscienze, per riavvicinare realtà lontane.
Tommie Smith avrebbe poi dichiarato: “La mano con il guanto nero rappresenta la solidarietà, il capo chino l’offesa subita, i piedi scalzi la povertà”. Rivali nella corsa, fratelli nell'esistenza. Smith, Norman e Carlos sono andati oltre ogni record, diventando leggenda.