PHOTO
Alba Rohrwacher
in una scena del film
Nella Bologna fascista del 1938, la diciassettenne Giovanna Casali (Alba Rohrwacher) uccide per gelosia la sua compagna di banco, nonché migliore amica, e viene rinchiusa nel manicomio psichiatrico di Reggio Emilia. Il padre dell'omicida (Silvio Orlando), professore nella stessa scuola e da sempre impegnato nel cercare di far uscire la figlia dal guscio di insicurezze che ne caratterizza aspetto e movenze, sarà l'unico a rimanerle vicino. Intanto, sullo sfondo, l'Italia si prepara al secondo conflitto mondiale.
Pupi Avati, in Concorso alla Mostra di Venezia tre anni dopo La seconda notte di nozze, ancora una volta reimmergendo i protagonisti della vicenda in un contesto storico ben preciso (fine anni '30 - immediato dopoguerra), tornando nella Bologna della sua infanzia e centrando il racconto sulla figura di un padre talmente accecato dall'affetto per la figlia da non voler ammettere (mai, nemmeno di fronte all'evidenza) che la ragazza abbia seri disagi mentali e comportamentali. Ed è proprio questo il punto di forza di Il papà di Giovanna: il legame tra questo perfetto uomo medio (completamente disinteressato alla situazione politica del paese, sposato con una donna che non lo ama, interpretata da Francesca Neri) e la figlia adolescente, reso perfettamente dall'equilibrio e dall'affiatamento dei due protagonisti, Silvio Orlando e Alba Rohrwacher, veramente convincenti.
Certo, la messa in scena è convenzionale, la caratterizzazione di qualche personaggio non è particolarmente riuscita (l'amico e vicino di casa Ezio Greggio, comunque misurato, non sembra ancora pronto a ruoli drammatici) e alcuni sviluppi del contorno possono far discutere: ci si accontenti allora di quanto detto sopra, e si accolga con soddisfazione la Coppa Volpi assegnata a Silvio Orlando, attore troppo spesso dimenticato dai palmares internazionali.