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Il mohicano
Sembra un western, ma non lo è. Piuttosto è un’ode alla libertà con uno straordinario Alexis Manenti, già vincitore del Premio César come Miglior Attore Esordiente per I miserabili, protagonista nei panni di un pastore corso che lotta portando avanti i suoi ideali contro un mondo che va in tutt’altra direzione. È Il mohicano, l’ultimo rimasto sull’isola, opera seconda del regista corso Frédéric Farrucci, presentata in anteprima al Rendez Vous e ancora prima nella sezione Orizzonti Extra di Venezia 81 e in uscita dall’8 maggio in Italia con No.Mad Entertainment.
Capre, tante capre, rigorosamente corse, anche se ormai quelle alpine vanno più di moda, pascolano libere in terre incontaminate (ancora per poco) portando avanti quella antica tradizione che va avanti da generazioni in Corsica. Per poco perché la speculazione, la cementificazione e la mafia sono dietro l’angolo, o meglio dietro le coste, e a difenderle pare essere rimasto soltanto uno: l’ultimo dei Mohicani. In realtà a suo favore ci sarebbe una legge che vieta di costruire a meno di 300 metri dalla costa, ma viene sempre aggirata.
Fatto sta che l’isola continuamente minacciata dall’omologazione e dalla standardizzazione va sempre più verso lo sfruttamento turistico massiccio di tutte le coste. Qualcosa che ben conosciamo, nella nostra vicina Sardegna. A soli 11 chilometri di distanza, l’isola sarda fa da specchio, ancora più drammatico, della situazione, e in tal senso Anna di Marco Amenta con le pecore della sua fattoria è il riflesso cinematografico di questo film. La combattente Anna che non si arrende e non rinuncia alla sua terra minacciata dalla costruzione di un mega resort (una storia vera), così come il personaggio di Joseph (più di fantasia, ma comunque ispirato al pastore Joseph Terrazzoni, sul quale lo stesso Farrucci girò un documentario realizzato nel 2017) un veterano del litorale del sud della Corsica che lotta per la sua fattoria sono due facce della stessa medaglia: due Davide contro Golia, due Don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento.
Nel cast anche l’attrice belga Mara Taquin (The Specials di Nakache e Toledano) nei panni della nipote attivista di Joseph. Farrucci riesce dunque abilmente a coniugare impegno civile e ricerca estetica, dando vita a una sorta di western emotivo, o meglio a un escape movie corso, appassionante e autentico e riuscendo al contempo, con grande sapienza, a restituire i colori, i rumori, gli odori e i sapori di una natura e di un mondo che rischia di scomparire. Commovente e toccante l’opera seconda di Farrucci conquista, non la costa corsa purtroppo, ma senza alcun dubbio lo spettatore.