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Tutti i film biografici nascono con un peccato originale, vale a dire l’intento velleitario di riuscire a condensare, nel breve spazio di due ore, un’intera esperienza individuale, di vita, di pensiero e di sentimento. Ragion per cui, anche nei casi migliori, l’effetto finale è di sfilacciamento, di occasione mancata.
Sfugge a questo destino, anche se solo parzialmente, Il giovane Karl Marx diretto dall’haitiano Raoul Peck che, pure, ha la buona intuizione di concentrare la propria attenzione sugli anni parigini dell’autore del Capitale, narrando l’incontro con Friedrich Engels agli albori del movimento operaio e la conseguente definizione di un sistema di pensiero che ha segnato in maniera decisiva la storia moderna.
Ricostruzione storica efficace - splendidi il comparto scenografico e la fotografia desaturata, - e buon mestiere per una biografia cinematografica che scampa, per una volta, alla terribile moda dell’attualizzazione ad ogni costo. August Diehl, chiamato a interpretare l’autore del Capitale, è spesso sopra le righe ma la sua è un’interpretazione intesa, ricca di sfumature. Nel ruolo di Jenny Marx, infine, spicca l’ormai lanciatissima Vicky Krieps, reduce dai fasti de Il filo nascosto.